Manager con il DNA da imprenditore.

Franco Guidi
La storia professionale di Franco Guidi sembra essere scritta nel suo DNA. Padre, dipendente alla “vecchia maniera” con una carriera di quarant’anni iniziata come impiegato in un’azienda farmaceutica e conclusa come manager all’interno della stessa azienda, nonni, invece, imprenditori. In principio la carriera di Franco sembra seguire le orme del padre e per anni passa da un lavoro come dipendente a un altro. Fino a quando una serie di temi personali uniti a una crisi professionale, lo portano a farsi delle domande sul suo futuro. In quel momento Franco si rende conto del proprio valore e, soprattutto, del valore che ha generato in molte delle aziende per cui ha lavorato. E così, a 52 anni, decide di investire su sé stesso e sulle sue competenze. Abbandona la vita più sicura del manager per lanciarsi in quella incerta e avventurosa dell’imprenditore, e fonda, insieme con altri cinque soci, la società di progettazione architettonica e ingegneristica “Lombardini22”.

 

 

Intervista

Spesso si pensa che l’età giusta per fare l’imprenditore sia vent’anni, tuttavia uno studio pubblicato dall’Harvard Business Review, ha messo in luce che l’età media dei fondatori di Start Up di successo (ovvero che durano nel tempo), non sia vent’anni, ma 45. Tu hai lanciato la tua prima azienda a 52 anni, cosa ti andava stretto del lavoro in azienda? E cosa hai guadagnato mettendoti in proprio?

Fondamentalmente non amavo avere capi con idee diverse dalle mie e nel tempo ho riscontrato divergenze strategiche, soprattutto sul tema della gestione delle persone e dei tempi. Inoltre ho sempre preferito lavorare in maniera lungimirante, con una visione a lungo termine che allineava la creazione di valore, piuttosto che essere focalizzati sul breve periodo, come spesso mi è capitato di dover fare.

Mettendomi in proprio ho guadagnato molto più allineamento con me stesso e sicuramente più preoccupazioni, ma anche un senso della realtà molto più chiaro. Ho acquisito la capacità di vedere l’organizzazione per quello che sta intorno all’azienda.

 

In dieci anni Lombardini22 è diventato il terzo studio nella classifica annuale de Il Sole 24 Ore con una crescita del fatturato tra il 2014 e il 2017 del +66%, circa 240 collaboratori all’attivo e progetti in Italia e in Medio Oriente. Parte di questo successo penso sia dovuto alla vostra strategia di acquisizioni, e alla vostra capacità di aprirvi a nuovi mercati. Quali sono i consigli che ti sentiresti di dare a un giovane imprenditore per far crescere la propria attività?

Consiglio di stare attenti a cosa accade attorno, di essere flessibili e di riconoscere le opportunità che si presentano. Credo si debba essere ricettivi, sempre, prestando attenzione a cosa sta succedendo anche fuori dal nostro tracciato.

È corretto avere una linea strategica d’azione, ma è importante saper cogliere le possibili opportunità che si presentano. Inoltre, credo sia di fondamentale importanza avere fiducia nelle persone con cui si collabora perché da soli non si va da nessuna parte.

Mettendomi in proprio ho guadagnato molto più allineamento con me stesso e sicuramente più preoccupazioni, ma anche un senso della realtà molto più chiaro.

Lombardini22 è un’azienda B2B, ciò nonostante, fin dai primi anni, avete dato molta importanza alla comunicazione. Organizzate eventi mostre e incontri, avete un vostro magazine online, e stimolate processi di apprendimento e di “cross-fertilization” volti alla condivisione dei saperi e delle esperienze. Perché fate così tanta comunicazione? E quali sono, secondo te, i canali di comunicazione più efficaci per il B2B?

La nostra strategia di comunicazione è sempre stata diagonale. Abbiamo deciso di agire “di sponda”, non con una comunicazione diretta ma con uno strumento per sfidarsi su temi importanti e generare reputazione non sui servizi ma su bisogni allargati.

Credo che continui a essere più efficace il passaparola e l’esperienza reale. Sicuramente con i mezzi di comunicazione attuali è possibile ampliare e rendere l’esperienza diffusa, ma continuiamo a essere fermamente convinti che sia importante sapere cosa i clienti dicono di noi, generando positività, comunicando che cosa abbiamo fatto e non che cosa faremo.

 

Lombardini22 è una SpA di 7 soci, tutti con competenze, personalità e percorsi professionali tra loro molto differenti. Ciò nonostante, insieme, siete riusciti a trovare un equilibrio professionale che valorizza le vostre singolarità. Quale consigli ti sentiresti di dare per trovare i partner giusti con cui lanciare un’iniziativa imprenditoriale?

Più che consigli, riprenderei la lista di Franl Lloyd Wright sulle dieci caratteristiche dei partner ideali:

  1. un ego onesto in un corpo sano, una buona correlazione
  2. amore per la verità e la natura
  3. sincerità e coraggio
  4. capacità d’azione
  5. senso estetico
  6. apprezzamento del lavoro come idea e dell’idea come lavoro
  7. un’immaginazione fertile
  8. capacità di fede e capacità di ribellione
  9. disinteresse per il senso comune dell’eleganza
  10. un’attitudine spontanea alla cooperazione

È corretto avere una linea strategica d’azione ma è importante saper cogliere le possibili opportunità che si presentano.

 

Qualche domanda veloce

Se trovassi una macchina del tempo (funzionante…) e potessi fare un solo viaggio, dove andresti a vivere? Nel passato o nel futuro?

Futuro, senza dubbio.

Oggi Lombardini22 ha la sua sede a Milano ma opera in un mercato internazionale, se doveste aprire una nuova sede in un’altra città del mondo, dove aprireste?

Faccio fatica a immaginarlo, direi in Africa, che mi sembra il luogo che può insegnarci di più.

Cosa ti spinge di più a lavorare? Fare soldi (making money), o fare qualcosa che dia un senso alla tua vita e abbia un impatto sul mondo (making meaning)?

Credo che per cambiare il mondo un po’ di soldi bisogna farli.

Se potessi ridisegnare un luogo della tua città, Milano, quale luogo sceglieresti?

Sceglierei la Mesopotamia Milanese, la nostra terra tra i due Navigli, il Grande ed il Pavese.

In Lombardini22 lavorano circa 240 collaboratori, con un’età media di 34,8 anni. Qual è il consiglio che dai più spesso a chi è appena entrato nel mondo del lavoro?

Consiglierei di buttarsi e metterci energia, di studiare, osservare e metterci un po’ di pazienza.

Se potessi scrivere una sola parola su uno dei tanti palazzi che avete costruito così che quante più persone possano leggerla, quale parola sceglieresti?

Ascolta.