Intervista
Tu hai una storia lavorativa fantastica. Hai iniziato facendo il pubblicitario, o meglio l’art director, e sei finito a fare lo spubblicitario, o meglio lo street artist. Prima utilizzavi l’arte per fare comunicazione, ora usi la comunicazione per fare arte. Mi racconti il tuo passaggio da dipendente rinchiuso nelle quattro mura di un’agenzia, ad artista che dipinge gigantesche mura in giro per il mondo? Qual è stata la leva che ti ha fatto fare questo salto?
Si sono creati una serie di eventi per cui la mia passione è diventata la mia professione, in primis la mia carriera in continuo declino, dai piani alti dei creativi fino ai seminterrati della post produzione, poi gli impegni del dipingere hanno iniziato a mangiare giorni al mio lavoro in azienda andando a creare una lunga lista di permessi non retribuiti e richiami da parte della direzione che alla fine sono diventati il mio “red carpet” che mi ha condotto all’esterno dove poi sono riuscito a rimanere.
Come molte delle persone che si sono inventate il lavoro, anche tu hai dovuto rompere qualche regola (se non sbaglio hai anche passato una notte in carcere…), ma questo ti ha permesso di innovare la tua tecnica di pittura e trovare il tuo stile. Pensi sia possibile innovare senza rompere le regole?
Quando ho terminato di lavorare in agenzia, ho anche terminato di avere una regolarità salariale, e questa è stata la cosa più difficile da arginare, perché inizialmente avevo molti progetti ma poca sicurezza e poca esperienza di gestione del lato imprenditoriale della mia passione, questa è stata per me l’uscita dalle regole più difficile da gestire, perché dipingere pareti alte 40 metri è semplicissimo, basta applicare 4 volte le regole delle pareti da 10.
Dipingere pareti alte 40 metri è semplicissimo, basta applicare 4 volte le regole delle pareti da 10.
Salvador Dalì un giorno disse che era riuscito a sfondare il muro dell’arte grazie a una disciplina militare. Quanto conta per te il metodo nel tuo lavoro? Come riesci a coniugare il tuo lato creativo a quello razionale?
Ho imparato a gestire le mie emozionalità in base a cosa devo fare, normalmente progetto la mattina prestissimo e uso il pomeriggio e la notte per la produzione, credo veramente che nell’ideazione e realizzazione di pitture di grandi dimensioni serva un piano d’azione ben calcolato e provato più volte, così faccio con la mia squadra, lavoriamo in studio in modo diversificato tra ideazione e piano produzione al fine di avere un lavoro facilitato nella fase finale di pittura.
Oggi il collettivo Orticanoodles conta più di 20 persone, ma all’inizio eravate solamente tu e, la tua compagna, Alita, come riuscite a unire vita personale e vita lavorativa?
Io sono cresciuto in questa realtà, già i miei genitori lavorano assieme, ho sempre percepito il lavoro come una componente della vita, in più se il tuo lavoro collima con la tua passione il vantaggio è quello di percepire la vita come priva di lavoro.
Se il tuo lavoro collima con la tua passione il vantaggio è quello di percepire la vita come priva di lavoro.
Qualche domanda veloce
Se non ti fossi inventato il lavoro di artista quale altro lavoro ti saresti inventato?
Madonnaro.
Se trovassi una macchina del tempo (funzionante…) e potessi fare un solo viaggio, dove andresti a vivere? Nel passato o nel futuro?Futuro.
Hai dipinto facciate di case, interi palazzi, muri e pure ciminiere. Quale architettura non hai ancora dipinto (e vorresti dipingere)?Una nave.
Tendi a focalizzarti di più su quello che avresti potuto fare ma non hai mai fatto (rimpianti), oppure su quello che potresti fare e ancora non hai fatto (opportunità)?Opportunità.
Cosa ti spinge di più a lavorare? Fare soldi (making money), o fare qualcosa che dia un senso alla tua vita e abbia un impatto sul mondo (making meaning)?Meaning (non so fare soldi).
Se potessi disegnare una sola immagine su un grosso billboard in Piazza Duomo a Milano, quale immagine disegneresti?Verità per Giulio Regeni.