La giornata di oggi non mi ha cambiato la vita ma sicuramente mi ha cambiato la visione del mondo. Almeno per un po’. Questa mattina siamo stati alla “citta’ del Sole”, una bidonville nella periferia di Port au Prince, per dipingere una facciata della scuola elementare. La bidonville e’ tagliata in due da un fiume putrido che porta fino al mare. I bambini corrono nudi ovunque. Continuavano a sorridermi e chiedermi dell’acqua. Fino a che chiedono i soldi o una foto riesco ancora a sopportarlo, ma quando ti pregano di dargli dell’acqua la situazione diventa difficile da mandar giu’. Qui I caschi blu dell’ONU sono di casa. Passano ogni venti minuti. Mentre ero inginocchiato per fare una foto mi son trovato a mezzo metro da un carro armato che stava passando proprio dietro di me. E’ enorme. Sembra un dinosauro. Mi sono spostato subito perche’ altrimenti mi schiacciava. Tutti I bambini gli corrono dietro come fosse una grossa chiocciola bianca. Una volta finito il muro siamo tornati in ospedale per pranzo. Mentre tornavamo padre Rick ci raccontava di come ogni giovedi’ seppellisce centinaia di corpi di bambini abbandonati in ospedale. Li mette dentro bare di cartone e li porta in un cimitero abusivo sulle montagne. Dice che il giovedi’ e’ il giorno piu’ triste della settimana. Oggi non e’ giovedi’ ma padre Rick ha voluto portarci lo stesso a vedere l’ospedale e il cimitero. Io non avevo mai visto un morto. Vederne cosi’ tanti e’ stato terribile. Le camere dove tengono i cadaveri sono fredde e l’aria e’ irrespirabile. Qui non e’ come nelle bidonville perche’ qui non sorride nessuno. Alcuni sembrano dormire altri sono troppo massacrati per dormire. Pensavo di non farcela. L’aria diventava sempre piu’ soffocante. Non abbiamo potuto far altro che pregare per le loro anime salve. Perche’ la poverta’ ti mangia anche quando sei morto. E quei bambini non avevano mai avuto nulla e nessuno che si curasse di loro. I pensieri e le domande sono talmente tante che alla fine mi sono limitato a chiudere gli occhi per non pensare piu’ a nulla. Non sono riuscito ad entrare nelle altre due camere. Ma lo scenario non cambiava di molto. Una volta fuori dall’ospedale siamo stati tutti in silenzio. Non c’era bisogno di dire nulla. Io mi sentivo a meta’ strada tra cio’ che ti soffoca e cio’ che ti rende piu’ forte. Improvvisamente mi sono reso conto di quanto valga la mia vita. Attraversata l’ennesima bidonville siamo arrivanti sulla montagna dove si trova il cimitero. Le croci sono fatte con tubi idraulici bianchi. Sembra una distesa di gigli. Il tramonto e’ stupendo. Il cielo e’ viola e rosa. Il contrasto con la citta’ e’ barocco. Torniamo in ospedale mentre la citta’ e’ completamente buia.