La Signora dei Mille è un pensiero che da anni colpisce il mio sguardo quando la notte passando per Viale dei Mille il mio correr verso casa viene interrotto, seppur per qualche secondo, da un’anziana signora che, sospesa nel tempo, aspetta marmorea qualcuno o qualcosa che dia un senso alla sua notte solitaria. Non so chi sia e credo che mai mi fermerò a domandarglielo. Forse una donna che ha perso il suo passato e lo cerca nelle vecchie abitudini di un tempo distante. Oppure una folle senza tetto che aspetta l’autobus che la accompagnerà a casa. Non lo so. E forse neanche lo voglio sapere. Quello che so è che ogni volta che la incontro penso sempre la stessa cosa. Probabilmente il mio è un pensiero di parte, un pensiero nato da un’innata deformazione professionale che mi porta a vedere in quella signora una delle metafore più azzeccate per decifrare il sempre più inflazionato rapporto tra l’Arte e i suoi fruitori. Innanzi tutto perché l’Arte sta, esiste ed è intorno a noi. Anche se noi spesso non ce ne accorgiamo. In secondo luogo, perché l’Arte, come la Signora dei Mille, rimane impassibile di fronte alle reazioni della gente. Convinta del suo ruolo e della sua posizione nel mondo. Per Viale dei Mille c’è chi la notte passa veloce senza accorgersi della sua presenza. C’è chi la guarda, ne è incuriosito ma gira lo sguardo e c’è chi, infine, ne viene ispirato e cerca di capire chi sia e cosa faccia ogni notte ferma sul marciapiede immobile, come ritratta in un vecchio quadro da salotto. E così mentre torno a casa mi rendo conto che la stessa dinamica che si crea tra la Signora dei Mille e i passanti di Viale dei Mille, sta anche alla base del rapporto Arte – Fruitore che si declina così in tre macro-tipologie:
01. Passanti distratti.
02. Osservatori passivi.
03. Osservatori partecipanti.
Alla prima tipologia appartengono tutti quelli che dall’Arte non si fanno affabulare, che ci passano davanti senza voltare lo sguardo, senza farsi domande, con gretta tracotanza e fastidiosa arroganza. Una categoria piatta e ben definita di persone controllate che non si lasciano tradire dalla vertigine di un’opera o dalla sensualità marmorea di una scultura. Poi c’è chi al gioco dell’arte partecipa con decisa distanza, lasciandosi irretire ma senza averci troppo a che fare. Osservando senza toccare. Sono quelli che visitano mostre e magari leggono anche qualche libro, ma senza scendere troppo in profondità. Infine c’è chi dell’Arte ci si sporca, chi si lascia ispirare, chi cerca di decifrare il suo linguaggio. Un esercito di fruitori dell’Arte che ne gode in ogni suo respiro cercando sempre di andare oltre per scoprirne i meccanismi più nascosti.