Questo video del 2012 mette in luce due punti chiave dell’attuale situazione economica americana, che poi si ripercuote su quella mondiale.
Il primo è che gli stessi cittadini americani non hanno (o almeno non avevano nel 2012) consapevolezza di come fosse distribuita la ricchezza negli Stati Uniti d’America. Ora è una consapevolezza più diffusa. Ma nel 2012 (nonostante il movimento di Occupy WallStreet fosse già in atto) non lo era.
Il secondo è che i numeri della disuguaglianza economica hanno raggiunto livelli che nessun economista del passato avrebbe potuto neanche immaginare e ciò nonostante la divergenza continua ad aumentare. Già nel 2000 uno studio dell’Istituto mondiale per la ricerca sull’economia dello sviluppo (World Institute for Development Economics Research) dell’Università delle Nazioni Unite riferiva che l’1% delle persone adulte più ricche possedeva da solo il 40% delle risorse globali e che il 10% più ricco deteneva l’85% della ricchezza mondiale totale. Il che lasciava alla metà inferiore della popolazione adulta del mondo l’1% della ricchezza. E questa era la situazione quindici anni fa.
Oggi la disuguaglianza continua a crescere. Il numero dei miliardari negli Stati Uniti si è moltiplicato di quaranta volte negli ultimi 25 anni mentre la ricchezza aggregata dei 400 americani più ricchi è salita ada 169 miliardi di dollari a 1500. Per poi crescere ulteriormente durante la crisi. Per non parlare dell’aumento esponenziale del differenziale tra stipendio degli impiegati e quello dei top manager (che può raggiungere un rapporto di 1:300). Della bolla dei mutui subprime e di tutti i machiavellici piani finanziari per rendere i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Il che ci porta ad un’ulteriore riflessione. Siamo abituati a pensare alla crisi economica in termini quantitativi. Crisi come mancanza di risorse e liquidità. Da cui frasi di uso comune come: C’è la crisi non ci sono soldi. Invece dovremmo cominciare a pensare alla crisi in termini qualitativi. I soldi e le risorse ci sono così come ci sono sempre stati. Solo che oggi sono distribuiti diversamente. E in maniera decisamente non egualitaria.