Di fonte al bi-centenario della nascita di Charles Darwin siamo sotto un prevedibile bombardamento pop-mediatico sulla vita, le scoperte e le teorie del biologo britannico. Così ieri, neanche a farlo apposta, mi sono trovato a passare la sera davanti ad un qualche canale di Sky a vedere un qualche documentario minuzioso sulla vita di Darwin. Non che la cosa mi abbia particolarmente colpito anzi, devo ammettere una certa dose di soporifera atmosfera da salotto d’epoca. Però nel vedere quel documentario sono stato colto da un’inaspettata pace e rilassatezza nello scoprire che Darwin impiegò vent’anni a pubblicare la sua teoria sull’evoluzione della specie. Di fronte alla mia frenetica volontà di realizzare tutto e subito, questa scoperta mi ha come dato una lisergica fiducia sul futuro e, più in generale, sul complesso equilibrio del mondo, come se ogni cosa, più o meno importante, accadesse sempre al momento giusto. Ho provato la stessa emozione che ho avuto quando ho ascoltato per la prima volta “Let it Be” dei Beatles, una sorta di catartica ninna nanna che attenua tutte le ansie e le preoccupazioni. Nel particolare della vita di questi giorni penso che questa bizzarra sensazione sia dovuta alla ciclica possibilità di realizzazione del progetto relativo all’immobile di Via Bussola 4 che, ormai da tre anni, è in una frustrante condizione di stand-by e che, proprio in questi giorni, sembra essere stato accarezzato da una nuova luce.