1) quando i bambini hanno sonno piangono. E ogni volta che mio figlio piange perché ha sonno penso: «Leone perché piangi? Se hai sonno non potresti semplicemente dormire? Più piangi più ti stanchi». Il che può apparire banale. Eppure lo è solo se visto da fuori. Perché da quando me ne sono reso conto, mi sono anche reso conto di tutte quelle volte che, difronte a un problema (dal non riuscire a dormire al blocco creativo), al posto di scegliere la via più semplice complico tutto e alla fine mi ritrovo ad avere un problema ancora più grosso di quello che dovevo risolvere.
2) mettersi il pollice in bocca non è immediato. Mio figlio ci ha messo più di due mesi a imparare a farlo. Eppure a me sembra così banale. Quanto ci vuole a mettersi un dito in bocca? Ci vuole più tempo a scriverlo che a farlo. Ma nella realtà non è così. Mio figlio non mi ha insegnato a mettermi il dito in bocca, ma mi ha insegnato che tutto richiede il suo tempo e che con il giusto tempo tutto può essere imparato.
3) la luce può essere qualcosa di meraviglioso. E non solo la luce, ma anche la forma di una finestra. L’alternarsi dei bianchi e dei neri su una scacchiera. L’ombra di un albero sul tavolo della cucina. A me sembrano tutti oggetti banali. Ma per mio figlio no. Vista attraverso i suoi occhi ogni cosa racchiude in sé la meraviglia. E ora anche io posso tornare a vederla di riflesso.