Qualche sera fa mi trovavo in albergo. Non sapendo cosa fare, ho visto un film su una rete nazionale. Cosa che non facevo da molto tempo. Oltre alle continue interruzioni pubblicitarie, a metà film, è andato in onda un breve notiziario la cui breaking news recitava, senza mezzi termini, che il mondo era vicino al punto di non ritorno del surriscaldamento globale. Nonostante per il resto del film non sia riuscito a pensare ad altro, la cosa di per sé non mi ha colpito molto. L’avevo già sentita e sono sicuro che non sia stata l’ultima volta che la sentirò. Quello che mi ha stupito però è che dopo l’apocalittica notizia da fine del mondo (con tanto di immagini di repertorio come aree deserte e foreste distrutte) sono seguite quattro pubblicità di quattro prodotti altamente inquinanti. E quindi mi sono domandato: «di cosa stiamo parlando?» O meglio: «di cosa stanno palando?».
Io non sono un paladino dell’ambientalismo, ma da quando (diversi anni fa) ho cominciato a sentire parlare di surriscaldamento globale sto cambiando radicalmente il mio stile di vita. Non perché devo farlo ma perché ho piena consapevolezza che non ci sono alternative. E soprattutto, perché mi sono accorto di poter fare a meno di molte delle abitudini che mi sembravano imprescindibili. Detto questo però, qui c’è un tema di etica della comunicazione. Non si sta parlando di calcio o dell’ultimo battibecco della politica italiana, ma del futuro del nostro mondo e, di conseguenza del nostro futuro e di quello dei figli dei nostri figli. Non si possono lanciare notizie apocalittiche senza poi darne seguito con i fatti. Altrimenti non si sta facendo informazione ma solo confusione. Nel particolare, se mi viene detto che siamo vicini al punto di non ritorno del surriscaldamento globale e dopo trenta secondi mi viene detto, dalla stessa fonte, di comprare l’ultimo SUV e usarlo anche per far la spesa a duecento metri da casa, rimango confuso.
Quando ho letto il discorso che Leonardo DiCaprio (neo super eroe della lotto contro il surriscaldamento globale) ha tenuto al UN Climate Summit sono rimasto colpito. Quando poi ho visto che ha passato l’estate su un superyacht (il quinto più grande al mondo) che consuma centinaia di galloni di benzina al giorno sono rimasto confuso. Molto confuso. Confuso perché su questo tema, dal mio punto di vista, non ci sono mezze misure o si fa gli allarmisti e però si cambia anche radicalmente il proprio stile di vita e di conseguenza anche il proprio impatto sul mondo oppure si crea solo una paralizzante confusione.