Sono appena ritornato da Parigi dove ho partecipato al OuiShare Fest, un festival sulla Sharing Economy lanciato qualche hanno fa in Francia. Abbiamo passato tre giorni a cercare di mettere a fuoco questo movimento. Capirne le dinamiche, le potenzialità e il possibile futuro. Abbiamo anche provato a buttare le basi per una metrica condivisa così da avere dei numeri che possano giustificare o spronare il suo sviluppo. Il risultato? Poco quantitativo e molto qualitativo. Da imprenditore non ho mai lanciato un progetto di Sharing Economy. È un mercato che mi affascina molto (con cui spero presto di avere a che fare) ma di cui ne vedo anche i limiti e gli entusiasmi del momento. Spero davvero si riesca a trovare una solidità concreta e che la Sharing Economy non si traduca nell’ennesima bolla speculativa. Da utente invece ne faccio parte entusiasticamente da anni. Non ho un’auto, quando viaggio mi affido a Airbnb e ora che mi hanno rubato la bici, per spostarmi a Milano uso il servizio di bikesharing BikeMi. Non lo faccio per una questione economica o di utilità, alla fine la Sharing Economy ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Come consumatore, la cosa che più mi affascina di questo modello economico è la sua variabilità e la sua straordinarietà. Utilizzare quotidianamente servizi basati sulla Sharing Economy rende tutto meno ovvio, tutto più imprevedibile e, di conseguenza, ci rende tutti persone più smart. Il servizio che può offrire un hotel, per quanto ricercato, alla fine si assomiglia sempre. Stesse dinamiche, stessa accoglienza, stesse logiche. Alcuni sono più disponibili, altri meno. Ma la sostanza non cambia. Avere invece a che fare con persone, case e luoghi sempre diversi in ogni città che si visita è sempre una sorpresa. Bisogna essere più proattivi, mentalmente meno curiosi e predisposti a un tasso di rischio maggiore. Il che ci rende più inventivi. Usciamo in auto, torniamo in bici. E se non troviamo una bici dobbiamo inventarci un modo per tornare. Conosciamo gente nuova. Condividiamo posti auto. Parliamo con le persone. Cerchiamo di coinvolgerle. Ogni nostra azione diventa una pro-azione. Un’azione attiva.