Tornare indietro, oggi, non è NEgativo. Tornare indietro oggi è NEcessario. Il detto popolare “quel che non strozza ingrassa” così come il meneghino “piutost che nient l’è mej piutost” o il latinissimo “melius abundare quam deficere”, si fondano tutti sul concetto, troppe poche volte messo in discussione, per cui l’abbondanza sia un bene. Il benessere diffuso dei popoli occidentali e l’inarrestabile scivolare del consumismo in tutte le sfere del quotidiano hanno creato una generazione ingrassata e inconsapevole del peso del proprio stile di vita sul resto del mondo.
L’abbondanza da sempre è stata vista come un bene, una fortuna, qualcosa da ricercare. Proprio perché era una cosa rara, unica. Ma oggi, in un primo mondo dove l’abbondanza è diventata normale e quotidiana, può ancora essere considerata un bene? Forse no. Siamo un esercito di energivori che sta diventando sempre più grande. Con che diritto noi del primo mondo possiamo impedire al secondo e poi al terzo mondo di godere della stessa abbondanza, dello stesso stile di vita e delle stesse abitudini cui noi abbiamo beneficiato negli ultimi sessant’anni? Ma questo non è possibile. Il mondo ha delle risorse limitate e o lo abbandoniamo verso mete extra-terrestri oppure al posto di continuare ad inventare nuove forme di eco-consumismo dovremmo provare a tornare indietro.
Tornare a spendere 1 volta 10 al posto di 15 volte 1. Tornare ad usare la macchina solo per viaggiare. Tornare a mangiare la carne ogni tanto e non tutti i giorni. Tornare a scrivere le mail solo se necessario. Tornare a bere l’acqua del rubinetto (là dove abbiamo la fortuna di poterlo fare). Tornare all’economia reale e affossare, una volta per tutte, la speculazione. Tornare a comprare solo ciò che è necessario e che ora possiamo permetterci. Tornare a una politica fondata sui valori fatta da persone corrette, capaci e competenti.
Il compito dell’estate 2013 dovrebbe essere quello di domandarsi ogni volta che si sta per acquistare qualcosa o si sta per fare una qualsiasi delle azioni quotidiane cui siamo abituati se sia realmente NEcessario, e se, come spesso accade, non lo è, semplicemente non farlo. Non dobbiamo farlo per noi. Quando le risorse non ci saranno più probabilmente neanche noi ci saremo. Parafrasando il re dei tappeti Ray Anderson e la sua tirannia intergenerazionale, dobbiamo farlo per i nostri pronipoti e per i pronipoti dei nostri pronipoti.