Death or Glory

Scritto il 16 Gennaio 2011

C’è una cosa che, più di ogni altra, mi ha sempre affascinato di quei pochi eletti che considero veramente degli artisti. La scelta non è facile. Più sprofondo nel vertiginoso mondo dell’arte più mi rendo conto che da Van Gogh in avanti il problema più grande dell’arte contemporanea è la presenza di troppi artisti e troppi pochi critici. Ormai la figura del critico è svanita, non esiste più. E per la prima volta mi sento di di dire che sia svanita in tutto il mondo e non solo in Italia dove è da tempi dell’Arte Povera che non si vede più un movimento artistico degno di nota. Critici ce ne sono, vero. Ma i critici che criticano, quelli che non si lasciano comprare o irretire da smanie di glorie da pop star, quelli non esistono più e, di conseguenza, anche la figura dell’artista vero vacilla molto. Tutto è arte. La democrazia dell’arte ha ucciso l’arte. Arte per tutti, vero. A patto però che sia vera arte. E’ un campo molto difficile perché di fatto è un campo che affonda le proprie radici nell’infinito mondo della soggettività umana. I dadaisti dicevano che in arte le regole sono come le medicine, per crederci devi essere malato. Concordo, non possiamo mettere regole all’imprescindibile diritto dell’essere umano all’espressione del proprio sé attraverso l’arte. Però nel momento in cui l’arte non è più solo una vocazione ma diventa un sistema allora ecco la eco delle regole che comincia a rieccheggiare. L’arte è una cosa seria e andrebbe fatta da persone serie. Certo in un paese dove neanche la politica o la religione o più una cosa seria quasi rido di fronte alla possibilità che proprio l’arte divenga qualcosa di serio, di puro e di legittimo. Però ci credo. Credo ancora nel sistema dell’arte e nella potenza rivoluzionaria di un artista. Perché questa è l’essenza vera di un artista. La sua profonda sensibilità. Un artista è una porta che vede prima di chiunque altro la profondità delle cose e ne da’ una traduzione alle masse così che tutti possano aprire gli occhi. Non si può essere artisti part-time. L’essenza dell’artista è qualcosa che irradia la vita intera e non lascia via d’uscita. L’artista non è il suo prodotto. L’artista è la sua stessa vita. Le opere di Dalì sono tremende. La sua vita è uno schiaffo in faccia al vivere quotidiano è una celebrazione. Per questo lo ammiro. Per questo lo considero un artista. La forza con cui si prende gioco della società borghese che lo venera come fosse un Dio mente lui sporca un foglio con un pennello intriso di acrilico nero è la sintesi della sua genialità. Una genialità quasi arrogante e proprio per questo totale, senza limiti che travalica ogni istituzione ogni luogo comune. Un mettersi in gioco senza compromessi con la sola convinzione che nel proprio futuro o ci sarà a gloria o ci sarà la morte.