Il coraggio di rimanere bambini

Scritto il 28 Febbraio 2015

Qualche settimana fa ho presentato il mio libro «Fai Fiorire il Cielo» presso la libreria Open di Milano. Abbiamo parlato di molti dei temi presenti nel libro. Dal lavoro all’economia, dalla creatività al futuro passando per il cinema, la musica e l’arte.
Tra gli ospiti ho coinvolto anche l’artista PAO. Parlo di lui all’interno della seconda fase del libro, dove sottolineo l’importanza di vedere ogni giorno lo straordinario nell’ordinario e di cogliere in ogni cosa il potenziale che nessun altro è in grado di vedere. Un po’ come il genio di Arthur Schopenhauer: «chi ha talento colpisce un bersaglio che nessun altro riesce a colpire, mentre un genio colpisce un obiettivo che nessun altro riesce a vedere». Oggi è necessario avere questo tipo di sensibilità ed avere a che fare con l’arte e con gli artisti aiuta a svilupparla.
Conosco e lavoro con PAO da ormai tredici anni e una delle caratteristiche che lo ha sempre reso unico è quella di vedere in oggetti urbani apparentemente ordinari qualcosa di unico e assolutamente straordinario. Qualcosa che chiunque altro, appunto, non riesce a vedere. Passando per i paesaggi urbani di una città come Milano, milioni di persone vedono quotidianamente i dissuasori della sosta a forma di «panettone», e nessuno ci vede altro al di fuori di quello che l’oggetto è in sé: un dissuasore della sosta. PAO invece ci ha visto un pinguino e ha lanciato così una delle forme d’arte pubblica più interessanti in Italia. Ovviamente la visione dell’artista non si è fermata al dissuasore della sosta. Negli anni ha visto il ritratto dell’imperatore Rodolfo II a opera del pittore Giuseppe Arcimboldo in un silos tra le campagne piemontesi. Ha trasformato semafori in palme, lampioni in margherite e poi in Chupa-Chups, pompe dell’acqua in cani, cestini in pellicani, scivoli del marciapiede in fette di limone, tombini in finestre, transenne in zebre, sedie in bocche aperte, paracarri in squali e bagni pubblici in lattine di zuppa Campbell’s.
Quando gli ho chiesto come gli sia nata l’idea del pinguino-panettone lui mi ha risposto che il segreto sta nell’avere il coraggio di rimanere bambini. Nell’avere il coraggio di non perdere la capacità di immaginare.

A un bambino basta una matita per inventarsi un mondo, perché a un bambino tutto sorride. Anche un paracarro grigio in cemento.

Rimanere bambini non è un segno di immaturità ma anzi di grande maturità e serietà. Nella sua scuola di fantasia, Rodari ci invitava ad avere il coraggio di «sognare in grande», di dire no quand’è necessario, di seguire il dovere che abbiamo di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci dei mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto com’era prima. Seguendo questo pensiero, l’azione più coraggiosa che possiamo fare come adulti è quella di continuare ad immaginare.
Parafrasando Matisse l’immaginazione richiede coraggio. Richiede costanza, sicurezza di sé e, soprattutto, profondità. Immaginare vuol dire non fermarsi alla prima impressione. Vuol dire avere un pensiero critico proprio che permette di superare i luoghi comuni. Vuol dire non perdere mai l’entusiasmo. Vuol dire domandarsi il perché delle cose. Avere la mente piena di punti di domanda e darsi sempre delle risposte. Anche se inventate. Vuol dire credere nelle nostre idee. Anche quando tutti ci dicono che sono irrealizzabili.