Il valore di un viadotto

Scritto il 8 Novembre 2014

Mentre pranzavo in uno dei tanti ristoranti dell’ex viadotto (Im Viadukt) di Zurigo ho realizzato che per qualsiasi cosa si faccia non valga da dove si parte ma dove si vuole arrivare.
Ora, pensiamo proprio all’ex viadotto di Zurigo e, in via puramente teorica, ipotizziamo di avere una scala da -10 a +10 dove -10 indica il punto più basso di partenza o arrivo e +10 quello più alto. Possiamo quindi ipotizzare tre scenari:
1) Valore
Con il suo viadotto (che fino al 2008 era abbandonato e degradato), Zurigo partiva da uno spazio con valore -10 che oggi è però riuscita a valorizzare e portare a +10 creando una nuova arteria commerciale e architettonica per la città. Quindi da -10 a +10.
2) Stallo
Sorte simile (in partenza) tocca a Milano con i sottopassi della stazione centrale: uno spazio degradato in stato di completo abbandono dal valore attuale di -10 (parlo dei sottopassi ma potrei parlare  dell’ex Macello, o le aree industriali di Viale Ortles e così via) ma che per mancanza di fondi o di capacità organizzative o per un eccesso di burocrazia così sono e così rimangono. Quindi da -10 si rimane a -10.
3) Disvalore
Ora pensiamo a una situazione opposta alla prima. Si parte da un valore dato di +10 ma, per una serie di ragioni, si passa a un valore di -10. Gli esempi (soprattutto in Italia) sono moltissimi ma per rimanere in tema urbanistica e architettura possiamo pensare al caso di Pompei, patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Una situazione di partenza +10 (un contesto architettonico che già di per sé ha valore e può generare valore, in primis, economico) ma che viene lasciato a sé e quindi distrugge, paradossalmente, valore (in primis economico). Quindi da +10 a -10.
Risultato: speriamo che i prossimi scavi archeologici vengano ritrovati in Svizzera.