Egologici

Scritto il 24 Giugno 2014

Nella mia società ci muoviamo tutti in bici. Chi perché non ha la patente. Chi perché gli hanno rubato il motorino e chi, come me, perché è convinto che in un futuro, non molto lontano, l’uomo si auto-accuserà di crimini contro l’umanità a causa del suo attuale stile di vita. Usiamo la bici tutto l’anno, indipendentemente dal tempo. Caldo, freddo, sole e pioggia. Ma pensiamo che Giugno sia un buon mese per lasciarsi definitivamente alle spalle la pigrizia comoda dell’inverno ed eleggere la bicicletta come mezzo di trasporto ufficiale.

Oltre alla bici, facciamo la raccolta differenziata, cerchiamo di limitare il consumo di carne e adottiamo tutte quelle misure che, con una speranza un po’ utopistica e fanciullesca, pensiamo possano ridurre al minimo il nostro impatto ambientale. Cambieremo le sorti del mondo? Probabilmente no. E ne abbiamo consapevolezza. In effetti non lo facciamo per il mondo, siamo sinceri nell’ammettere che lo facciamo per noi. Un po’ per sentirci meno in colpa e un po’ perché non riusciamo a far finta di niente.

Per usare una metafora molto in voga in questo periodo (quella calcistica), chi cambia il proprio stile di vita in una direzione più eco-sostenibile è un po’ come il tifoso che da casa davanti alla televisione supporta la sua squadra (diciamo l’Italia) con la faccia truccata di azzurro, la maglia di Balotelli e il tricolore in mano, nella speranza, anche qui molto utopistica (se non addirittura superstiziosa), d’influenzare positivamente il risultato della partita. Lo sta facendo per lui o lo sta facendo per la sua squadra? Probabilmente solo per lui. Però è un inizio.

Possiamo pensare che magari, un domani, il tifoso con la faccia dipinta di azzurro lasci il suo comodo divano e si sposti sugli scomodi seggiolini dello stadio per poi, sempre magari, scendere in campo e giocare in prima persona la partita. E potremmo arrivare a pensare che al novantesimo minuto, quando le sorti del gioco sembrano ormai segnate, sia proprio quel tifoso a fare goal e permettere alla sua squadra di vincere la partita. Il che non sarebbe male per chi ha cominciato stando seduto davanti a un televisore.