Oggi camminando per le vie di Milano mi sono imbattuto in una scritta sul muro che recitava un semplicissimo “Love What You Do”. Mi ha colpito non per l’oggetto in sé, ma semplicemente perché sono solito leggere tutte le scritte sui muri che incontro. Principalmente perché le ritengo la manifestazione più diretta e genuina del pensiero collettivo. Molto di più di quello che si può leggere in rete o sui giornali. Qualche minuto più tardi però, ripensando a quella frase sono stato tentato di tornare indietro per darne una mia interpretazione, cosa che non ho fatto perché A) non avevo con me un pennarello B) ero in ritardo su un appuntamento C) non me la sarei sentita di interferire con un messaggio che qualcun altro aveva lasciato al mondo. Così mi sono tenuto il pensiero in testa fino a quando, tornato in studio, non mi sono trovato davanti a una tastiera. Ora, il tema non è “Love what you do”. Ama quel che fai. ma il suo opposto complementare. “Do what you love”. Fai quello che ami. La differenza è sottile ma profonda. Amare ciò che si fa, prevede che prima si faccia e poi si ami. Il che ha un gusto coatto. Un sentore di rinuncia. Faccio questo e mi sforzo di amarlo. E’ un messaggio passivo. Non prevede la scelta. Diverso è il suo opposto. Fai ciò che ami. E quindi prima capisci ciò che ami e poi trovi il modo di farlo. Un po’ come nello Zarathustra di Nietzsche quando si passa da essere cammello a essere leone. Da io devo amare ciò che faccio a io voglio fare ciò che amo. Trasformando il “così fu” in un “così volli che fosse”.