Il futuro è nelle avanguardie. Per questo bisognerebbe circondarsi di arte tutti i giorni. Gli artisti hanno una sensibilità unica che gli permette di vedere oltre la nostra quotidianità e intuire le evoluzioni della società prima di tutti. E solo un artista può essere più visionario di un altro artista. Se negli anni Settanta per il re del pop Andy Warhol, in futuro ognuno avrebbe avuto diritto a 15 minuti di celebrità, oggi per il re della street-art Banksy, in futuro ognuno avrà diritto a 15 minuti di anonimato.
L’anonimato sarà la celebrità del XXI secolo. Essere completamente anonimo, lontano da qualsiasi riflettore, ricerca, database, anagrafe o archivio reale o virtuale sarà il sogno proibito delle prossime generazioni. Il paradigma del Grande Fratello che ci guarda tutti si è evoluto. Ci ha inglobato. Il Grande Fratello oggi è dentro di noi. Noi stessi siamo diventati l’essenza del Grande Fratello. Ognuno può costruirsi la propria forma di celebrità. Dall’arte si è passati al cinema. Dal cinema alla televisione. Dalla televisione al reality. Dal reality a internet. Da internet ai social network. La democraticizzazione della celebrità ha creato un nuovo concetto di realtà. Una realtà immanente e quotidiana ma al tempo stesso filtrata e artefatta.
Come sostiene Cullen Hoback, autore del film “Terms and Conditions May Apply“, firmiamo contratti che non leggiamo, mettiamo dati e documenti in server di cui non sappiamo la provenienza, condividiamo pensieri e riflessioni con persone che non conosciamo e diamo informazioni personali a siti, app e programmi senza domandarci che fine faranno. Nel Giugno 2013, mentre il mondo gridava allo scandalo perché tutti si sentivano osservati dal Grande Prism, in Italia il numero di utenti Facebook cresceva del 47% e gli utilizzatori di smartphone del 28% mentre, a livello mondiale, Twitter cresceva del 44%. Il che può apparire un controsenso. Da una parte ci allarmiamo perché ci sentiamo sotto controllo, dall’altra contribuiamo alla crescita degli strumenti per controllarci. Un po’ come quando ci si lamentava della tv spazzatura dimenticandosi che eravamo noi ad avere in mano il telecomando.
Intasare la rete comunicando al mondo ogni azione, pensiero o riflessione che scandisce la nostra giornata, non è il modello. Condividere tutte le proprie fotografie, i propri video, i propri testi e i propri documenti, non è il modello. Dare a Google o a Facebook tutti i propri dati, le proprie preferenze, i propri gusti in termini di musica, film, politica, filosofia, cucina, editoria, arte e viaggi così da farci cucire addosso la nostra pubblicità ideale, non è il modello. Dire tutto a tutti, scrivere ancor prima di pensare, passare le ore su internet a guardare quello che fanno gli altri, offuscare la propria identità dietro la proiezione artefatta della propria vita, non è il modello. L’esasperazione quotidiana del Grande Fratello non è il modello.
Condividere il proprio sapere per accrescerlo, è il modello. Dare il diritto di parola a tutti, è il modello. Diffondere intelligenza, storia e cultura, è il modello. Crearsi una propria rete di informazioni libera e indipendente, è il modello. Approfondire, ampliare e arricchire la propria conoscenza, è il modello. Internet come strumento d’informazione e propaganda è il modello.