Una delle espressioni che più mi colpisce della crisi non è tanto il suo impatto, sempre più quotidiano, con il presente quanto quello, sempre più radicato, con il futuro. Questa crisi ha cambiato inevitabilmente le sorti di una generazione che oggi si scontra con la consapevolezza di non avere più il futuro così come lo ha sempre immaginato quando, negli anni ottanta, eravamo adolescenti e tutto intorno a noi sembrava proiettato verso il progresso e la crescita. Ora questo futuro non esiste più. Il che non vuol dire che il nostro futuro sarà più o meno bello. Sicuramente sarà diverso e starà a noi renderlo più o meno bello di quello che un tempo ci hanno raccontato. Come ha detto il filosofo sloveno Slavoj Zizek in occasione della sua visita presso la Liberty Plaza occupata dal movimento Occupy Wall Street noi siamo l’inizio non la fine, e se il nostro futuro sarà migliore di quello di una volta sarà stato grazie al coraggio di una generazione che non si è arresa di fronte alla consapevolezza di aver visto spazzate via le proprie sicurezze. Il futuro del lavoro sicuro, il futuro della pensione, il futuro delle banche, il futuro della casa comprata con mutui infiniti, il futuro dell’azienda che lasceremo ai nostri figli, il futuro dei grandi ideali, il futuro delle grandi certezze, il futuro dell’essere troppo grandi per fallire, il futuro dei diritti assicurati, il futuro del sistema capitalista, il futuro del diritto ad un’educazione di qualità, il futuro del diritto ad un’assistenza medica di qualità, il futuro della crescita, il futuro dell’energia, il futuro della spensieratezza, il futuro del consumismo, il futuro dei grandi investimenti, il futuro delle cose che durano nel tempo, il futuro della speranza, il futuro delle risorse del pianeta, il futuro dell’acqua libera per tutti, il futuro della famiglia, il futuro del desiderio non condizionato non esiste più e sta solo a noi prendere quel che ne rimane e trasformarlo in un futuro più nostro. Un futuro che ci rappresenti e che sia espressione di quello che realmente vogliamo non di quello che abbiamo sempre creduto di volere.