Ed ecco la eco della eco-moda che si diffonde per il mondo. Tutto è diventato Eco. Eco-auto, eco-pack, eco-building, eco-cibo. Inutile far polemica. E’ una moda e, in tutta onestà, di tutte le mode questa posso anche accettarla. Ma resta pur sempre una moda e di natura una moda non può essere eco. La moda è fatta per generare cose inutili, flussi passeggeri. La moda è la massima espressione del concetto di usa-e-getta che a sua volta è la massima negazione del concetto di eco. Paradossale. Quasi affascinante, una moda che contiene al suo interno la negazione di se stessa. Dall’altra parte il concetto di eco, fuori dalle mode del momento, penso sia una delle basi per lo sviluppo sostenibile del mondo. Ma cosa è veramente eco? Il metano era eco, ora non lo è più? Il cotone è eco? I pannelli solari sono eco? Internet è più eco della carta?
Non lo so. Quello che so è che ho sempre considerato il ri-utilizzo come la migliore e più sincera forma di eco-sostenibilità e lo spreco come l’espressione più arrogante dell’egoismo dell’uomo occidentale. Penso che sia proprio lo spreco, spesso fine a se stesso, il vero punto nevralgico dell’eco-sostenibilità. Non fare di più ma fare di meno. Non inventarsi qualcosa di nuovo sempre e comunque ma investire su quello che già esiste e migliorarlo. E’ la logica stessa che sta alla base del consumismo che va cambiata non il prodotto. Una macchina rimane sempre una macchina. Anche a zero emissioni, anche se a metano o a GPL. La vera rivoluzione non è comprare un’auto nuova, la vera rivoluzione sarebbe usare la macchina solo quando strettamente necessaria. Ridurre lo spreco non immettere nel sistema nuovi eco-prodotti destinati comunque ad essere inutilizzabili nel giro di pochi anni. Tornare ad avere una propensione critica nei confronti del futuro. Tornare a costruire oggetti che potenzialmente durino per sempre. Questa è la mia visione di eco-sostenibilità. Una visione del futuro che in realtà altro non è che una ripresa del passato, prima dell’ondata consumistica che sta distruggendo il mondo, prima dei bisogni dopati, delle ansie da acquisto, delle nevrosi da aggiornamento, dalle logiche dell’usa-e-getta. Prima dell’Ikea. Prima dello spreco controllato a distanza. Lo spreco che ci circonda, lo spreco che quasi ci affascina, ci irretisce e ci fa pensare che in realtà non esiste. E allora ecco qui una personale top-ten (in ordine sparso) dei dieci sprechi che più mi irritano:
– Spreco per arroganza.
– Spreco per ignoranza.
– Spreco per pigrizia.
– Spreco per mancanza di organizzazione.
– Spreco per piccineria.
– Spreco per un’idea di risparmio immediato.
– Spreco per burocrazia.
– Spreco per mancanza di consapevolezza.
– Spreco per celebrazione.
– Spreco perché tanto è gratis.