Il 2011 sarà l’anno della Rivoluzione. Si sente nell’aria e, personalmente, lo sento. Un po’ perché nella rivoluzione credo più che in ogni altra forma politica, un po’ perché ogni crisi prevede già dal suo inizio una rivoluzione. Ma del resto oggi è facile parlare di rivoluzione. Viviamo in uno stato costante di rivoluzione. Continua. Tecnologica, politica, sociale. Quasi come se avessimo trovato un equilibrio rivoluzionario. Forse eccessivo. Molto affascinante ma decisamente utopico. Così anche quest’anno mi trovo di fronte al mio taccuino con la penna in mano per cercare di tirare le somme dell’anno appena passato e, soprattutto, per buttare giù l’elenco dei buoni propositi per l’anno che verrà. E mentre rimango immobile a fissare i fogli bianchi davanti a me, i pensieri scivolano via veloci. Talmente veloci che ci si perde tra le trame infinite di quello che è accaduto e quello che potrebbe accadere. Mi sento a metà strada tra l’ansia da prestazione di quando facevo gli esami all’università e la gioia sognante di quando scrivevo la lettera a Babbo Natale. Però quest’anno c’è di più perché quest’anno non solo finisce un anno ma si conclude la prima decade di questo nuovo secolo e, senza false ambizioni, penso sia stata una delle decadi più controverse della storia della cultura occidentale dal dopoguerra ad oggi, anche solo per i due eventi che ne hanno sancito l’inizio e la fine. L’attentato alle torri gemelle dell’11 Settembre 2001 e la crisi finanziaria del 2008. Due delle tragedie più significative degli ultimi cinquant’anni. Entrambe nella stessa decade. Poi nel mezzo non sono mancati il primo presidente di colore degli Stati Uniti d’America, Facebook, Wikipedia, Wikileaks, l’Euro, i terremoti, gli tsunami, gli uragani, il terrorismo, la guerra al terrorismo, il crollo dell’economia in Argentina, il fantasma del crollo dell’economia in Argentina, l’apertura di Guantanamo, la chiusura di Guantanamo, la morte del Papa, il nuovo Papa, il reality show, il Grande Fratello, l’iPod, l’iPhone, l’iPpad, iTunes, l’esasperazione dell’Io e i cambiamenti climatici. Non posso fare a meno di chiedermi quale sarà la direzione del mondo adesso che così tante cose sono cambiate. La responsabilità di ognuno di noi è enorme perché enormi sono i mezzi che abbiamo a disposizione. E forse questa è la lezione più grande che porterò con me nel mio cammino verso questa nuova decade. In tutta onestà non mi sento di voler cambiare molto di quanto ho fatto fino ad ora. Certo potrei impegnarmi di più, potrei scrivere che con l’anno nuovo avrò più attenzione per l’altro, che sarò meno incentrato su di me, che imparerò ad ascoltare, che la smetterò di continuare a giudicare sempre tutto e tutti, me per primo o che imparerò a godermi di più il mio tempo, anche se questo prevedrebbe prima una volontà di prendermi più tempo per me. Ma alla fine penso che l’unico vero proposito per quest’anno sarà quello di continuare a fare quello che sto facendo, meglio.