L’Italia è uscita dai Mondiali. Non che la cosa mi interessi molto, se non per il gusto masochista di poter segnare un’altra casella nella mia personale collezione di “figuracce degli italiani con il mondo”. Questa ennesima prestazione deprimente dell’Italia mi ha però aperto gli occhi su una verità sconcertante. Io penso che il mondo debba molto all’Italia e dovrebbe esserle grato ogni singolo giorno dell’anno. L’Italia spende centinaia di milioni di euro per istruire un esercito di cervelli giovani, creativi e preparati che, appena concluso il periodo di formazione, di fronte al fosco futuro dell’ancor più fosco panorama professionale italiano, fuggono dal paese che li ha allevati per donare a qualcun altro i frutti di anni passati sui libri. Così gli Stati Uniti, la Spagna, il Medio Oriente, il Canada, l’Inghilterra si trovano, senza fare il minimo sforzo, dei giovani preparati e volenterosi che faranno incrementare il PIL del loro paese grazie alla loro proverbiale creatività italiana. Ma torniamo al calcio. Anche qui l’Italia vince il premio “Beffa dell’Anno”. I club italiani sono ormai composti da più calciatori stranieri che italiani che vengono in Italia, strapagati, tenuti come dei gioielli viventi e poi, al momento dei mondiali, tornano nei loro rispettivi paesi a raccontare di quanto l’Italia al posto di investire sui propri calciatori investa milioni di euro per allenare giocatori stranieri. Incredibile ma vero quest’anno ha vinto la Spagna, che con la sua vittoria ha dato una grande lezione al mondo. In Spagna investono sui propri calciatori, li fanno giocare insieme fin da piccoli e li aiutano a diventare dei campioni. Questa è la grande scommessa. Investire sul proprio futuro e dar loro la possibilità di realizzare i propri sogni per e con il proprio Paese. Scommessa che l’Italia sembra avere abbandonato da ormai molto tempo.