In questo periodo si sta parlando tanto di Google. Penso principalmente per la sua decisione di lasciare la Cina o per la sua costante sfida per la supremazia della rete, che per inciso, si sta giocando con un social network. Ma penso che di Google si stia iniziando a parlare così tanto anche perché quel velo di Maya che ne nascondeva l’identità di multinazionale tra le più grandi e ramificate al mondo stia lentamente diventando sempre più sottile, svelando così che, dietro la favola americana dei due giovani studenti californiani che hanno creato un sogno fatto di libertà, possibilità e tecnologia per tutti, si nasconde in realtà un colosso che fattura miliardi di dollari ogni anno e che, soprattutto, ci tiene tutti sotto controllo ogni giorno. Così prima che parlar positivamente di Google divenga fuori moda e troppo globale per tesserne le lodi, mi appunto due righe su quello che più mi affascina di questo strumento. Sono sempre stato un sostenitore dell’essenziale, della sintesi e della capacità di tradurre tematiche molto complesse in poche righe. Da qui il mio amore per grandi pensatori come Einstein, Hemingway o il mio blogger preferito Seth Godin. Eppure sono anche un grande estimatore della creatività e delle sua necessaria applicazione a qualsiasi campo. Penso che l’ironia, il particolare e l’extra-ordinario siano elementi essenziali cui per nulla si possa rinunciare. Ormai non siamo più nell’era della sopravvivenza ma in quella del godimento e, in quanto tale, l’essenziale non può non tener conto di questo fattore. Così, ritornando a Google, trovo geniale che anche nella sua forma più essenziale di motore di ricerca puro, non rinunci ad un elemento di gioco e magia. Il pulsante “Mi sento fortunato” che da sempre compare come unica alternativa alla tradizionale modalità di ricerca, rappresenta la ciliegina su una crostata ridotta all’osso che ciò nonostante non rinuncia alla magia della creatività. Geniale. Anche perché sono convinto che sia proprio la “ciliegina sulla torta” a salvarci da quello che considero il rischio della conoscenza che se non trattata con umorismo e straordinarietà ci porta a non vedere quelle che sono le nuove opportunità e le nuove strade da percorrere. Se cliccassimo sempre il tasto “Cerca con Google” avremmo sicuramente più possibilità di trovare quello che stiamo cercando ma ci negheremmo la possibilità di esplorare il nuovo e l’inatteso, unica via che ritengo veramente valida per cambiare lo status-quo delle cose (momento per altro cui io sono fortemente allergico). Tornando invece su temi più attuali non posso non segnalare un video altrettanto geniale che in pochi minuti descrive Goggle per quello che è oggi: Buona Visione.