Air/Bourne

Scritto il 4 Marzo 2010

Da bravo fan devoto degli AC/DC non potevo mancare al concerto degli AirBourne, clone in miniatura degli AC/DC che certo non mancano di quella grezza energia australiana che mi ha fatto innamorare degli Angus Young e compagni. Durante il concerto che, per inciso, merita soprattutto per la potenza scenica del cantante, mi sono reso conto di quanto trovo irritante il nuovo modello di fruizione dell’esperienza pubblica. Penso che ad oggi esistano tre modelli di partecipazione ad un evento:
A. Partecipazione Attiva.
B. Partecipazione Passiva.
C. Partecipazione Mediata.
Prendendo come modello un concerto, ritengo appartenere alla prima categoria chi fruisce lo spettacolo da sotto il palco entrando in co-partecipazione diretta con il gruppo, seguendone gli imput, cantando, ballando, pogando e lasciandosi così immergere nell’esperienza live del momento. La seconda categoria, prevede ancora il fattore empirico della fruizione diretta dello spettacolo ma diminuisce notevolmente il grado di “immersione”. Spesso questi fruitori si limitano ad andare a tempo con la testa e, al massimo, con il piede. Ricordando, per altro, un’ironica umanizzazione di un bambolotto Bobblehead. Infine c’è il modello di fruizione che più mi irrita. La partecipazione mediata. Appartengono a questa categoria tutti coloro che passano la maggior parte del tempo a guardare il concerto attraverso un cellulare o una macchina fotografica nel costante tentativo di portarsi a casa un video o un set fotografico del concerto. Come se il vero godimento dell’evento non fosse tanto esperirlo quanto catturarne dei fotogrammi per riguardarseli a casa da solo o con gli amici. Da qui una slavina di metafore e riferimenti al contemporaneo su cui evito di soffermarmi più che altro perché so che questo mi porterebbe a delle conclusioni molto tristi sulla degenerazione del comportamento e delle relazioni umane. Mi limito solo a interrogarmi su come, oggi in un mondo dove qualsiasi cosa è riproducibile e fruibile attraverso la rete, ci siano molte persone che anche di fronte alla possibilità, sempre più rara, di godere di qualcosa dal vivo sentano la necessità di porre un filtro mediatico tra loro e quel che sta succedendo in quel momento. Triste, molto triste.