Non so perché ma in questo periodo mi ritrovo spesso a pensare al mito della Frau Welt. Un’antica storia che parla di una donna che al tempo del Medioevo faceva innamorare cavalieri, principi e poeti ma che nel momento del suo incontro reale con l’amato si trasformava in un mostro orrendo che divorava le sue vittime. Per quanto non annoveri questo, tra quelli che considero i pensieri felici che contraddistinguono il susseguirsi rapido delle mie giornate, lo trovo un mito estremamente attuale e, quindi, degno di ampie riflessioni. Considero infatti la Frau Welt una splendida metafora del concetto, sempre più attuale, di immaginario ultra-reale e del suo conseguente, ed inevitabile, shock da “desublimazione”. Viviamo nell’era dell’immaginario e questo ormai lo do’ per scontato e, seppur con difficoltà, lo accetto, quindi penso sia necessario avere una fredda consapevolezza di quello che questo comporta soprattutto quando la nostra mente spazia tanto da infrangere i limiti del reale per lasciarsi trasportare dai flussi della propria immaginazione e proiettare nell’altro figure immaginifiche che difficilmente corrispondono al vero. Così cerco di costruirmi un paracadute che mi permetta di godermi i miei voli pindarici da sognatore senza necessariamente dover affrontare l’inevitabile e fastidioso trauma del reale. Una velata sfumatura di cinismo e fatalismo che contraddistingue ormai ogni mio pensiero e mi permette di vuotare il cervello dall’ammasso gravoso di vertiginose proiezioni immaginarie. Penso sia per questo che amo ascoltare gli ACDC. Perché, di fondo, gli ACDC sono quello che sono senza tante promesse. Semplicemente suonano Rock. E lo fanno da 36 anni sempre nello stesso modo, senza mai deludere. Geniali.