Trovo questo lavoro geniale. Non che la cosa mi sorprenda dal momento che considero Banksy uno degli artisti più geniali degli ultimi dieci anni. Forse quello che meglio rappresenterà l’arte d’ inizio secolo quando, finalmente, tra vent’anni sapremo cosa lascerà realmente il segno di questo guazzabuglio, per lo più mediatico e radical-pop, che sono le avanguardie artistiche oggi. Come Duchamp, con il suo concetto di non-arte, è stata l’icona dell’arte anni ’60, Andy Warhol, con la riproducibilità, quella degli anni ’70, Jeff Koons e il suo post-modernismo quella degli anni ’80 e Damien Hirst con la sua beffarda arte-shock quella degli anni ’90, non escludo che Banksy con il suo ruffiano anonimato e la sua genialità pop possa essere l’icona dell’arte anni ‘00. Penso che la grande onda della Street Art abbia lasciato il segno. Parlo al passato perché, purtroppo, considero quest’indomabile corrente artistica ormai più che domata e quindi superata. Il calderone mediatico che, soprattutto qui in Italia, ne ha caratterizzato la breve ascesa non ha fatto altro che creare una dannosissima confusione proprio nella mente del pubblico numero uno della Street Art, gli abitanti delle città. Venuto meno questo pubblico, la Street Art non ha più senso d’essere. Allora bisogna inventarsi un nuovo modo di agire in strada. Un nuovo canale d’ espressione che vada oltre i luoghi privati o istituzionali, che continui a far godere l’arte a tutti perché tutti hanno il diritto di viverla.