Ieri sera ho visto “The Wrestler” (Darren Aronofsky, 2008). Il film di per sé non mi ha particolarmente appassionato. Tranne per l’ultima scena dove, nell’attimo prima del suo ultimo slam, il viso di Randy, magistralmente interpretato da Mickey Rourke, trasuda fredda eccitazione nella viscerale consapevolezza di essere immerso in uno di quegli attimi della vita che, rifacendomi a “Loosing My Religion” degli R.E.M., considero “bigger than life”. Quei momenti, intensi e soffocanti, in cui ti rendi conto di averla fatta più grossa della tua stessa vita. Momenti di vertiginosa lucidità in cui la paura si mischia all’eccitazione in una muta tensione in bilico sull’orlo del deliquio mentre senti la paura scivolarti via di dosso come un lungo mantello. Attimi in cui la mente si focalizza sulla vivida lucidità di essere di fronte a due strade. Un lungo minuto di silenzio nero accompagnato solo dalla voce greve di Bruce Springsteen oppure un lungo trionfo accompagnato dalla chitarra tracotante di Angus Young.
“Life is bigger
It’s bigger than you
And you are not me
The lengths that I will go to
The distance in your eyes
Oh no I’ve said too much
I set it up”