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CORRENTE

A cura di Jacopo Perfetti.

Buongiorno,

settimana scorsa ho visto “Fleishman is in Trouble”, la serie tratta dall’omonimo romanzo di Taffy Brodesser-Akner che parla della vita, del matrimonio, dei soldi, delle insoddisfazioni e degli amici di sempre e di come queste cose convergano nella mezza età (i protagonisti hanno 41 anni) e ci rendano infelici proprio nel momento in cui tutte queste cose dovrebbero funzionare.

Sebbene la serie deluda un po' sul finale mi sento di consigliartela, anche perché mette in luce due concetti importanti:

1- Per la nostra felicità e per il nostro benessere mentale le relazioni e le persone di cui ci circondiamo contano di più del successo, dei soldi e di tutte le cose materiali che abbiamo o che pensiamo di voler avere. Se ci mancano le relazioni, se ci sentiamo a disagio con gli altri o se abbiamo bisogno dell’approvazione di una comunità che non sentiamo come nostra per sentirci a posto con noi stessi, allora c’è il rischio di passare la vita a cercare di riempire un vuoto che non potrà mai essere riempito.

2- Se non ci fermiamo mai a domandarci cosa vogliamo, quali sono le nostre priorità e i nostri sogni, finiamo per vivere una vita che a un certo punto non riconosciamo più come la nostra vita. Ci perdiamo e diventiamo facili prede di un passato idealizzato. Iniziamo a sentire il «suono della gioventù» bussare alla nostra porta. Pensiamo a quando eravamo giovani e tutto era più leggero non perché avevamo tutto ma solo perché pensavamo di poter avere tutto.

Penso che il motivo per cui talvolta scivoliamo in questi stati d'animo dipenda da come guardiamo la vita. Se dal punto di vista del passato o da quello del futuro.

Se guardiamo la vita dal punto di vista del futuro pensiamo a quello che saremo, non a quello che eravamo un tempo. Pensiamo a quello che diventeremo e non a quello che siamo diventati. Ci concentriamo di più su quello che possiamo avere e che ancora non abbiamo e non su quello che avevamo un tempo e che ora abbiamo perso.

Se invece la guardiamo dal punto di vista del passato, la vita diventa un susseguirsi di finali, spesso nostalgici. Quando in realtà la vita è una lunga serie di nuovi inizi, di cambiamenti e di avventure.

Con l'ottica del futuro non possiamo che porci come l’inizio di qualcosa di nuovo e non come la fine di qualcosa di vecchio.

Buona lettura,
Jacopo

Corrente #77: New Luddisti.

Nel mio romanzo T.E.R.R.A. immagino un presente alternativo dove i partiti politici, le istituzioni e ogni altra espressione della cosa pubblica vengono aboliti e il governo passa nelle mani delle cinque aziende più potenti al mondo che riorganizzano i continenti in cinque Stati indipendenti.

All'interno di questo scenario, le poche persone che si oppongono al nuovo ordine mondiale danno vita a piccole comunità denominate “Tocqueville” dove, per contrasto, tornano a vivere come si viveva prima dell’avvento di Internet e della caduta del muro di Berlino.

Questa idea di mondo polarizzato tra una società iper-tecnologica e una dove invece la tecnologia viene evitata, se non addirittura bandita, affonda le sue radici nella sempre più diffusa consapevolezza dell'influenza negativa che la tecnologia può avere sulle nostre vite.

Secondo un'indagine condotta da SimpleTexting infatti, il 68,6% delle persone afferma che il tempo trascorso davanti a uno schermo ha avuto un effetto negativo sulla propria salute mentale, mentre una persona su tre ha ammesso che ha avuto un effetto negativo sulla propria vita lavorativa o personale.

Il ché sta spingendo sempre più persone, marchi e aziende a mettere in discussione l'impatto che la tecnologia ha sulle nostre vite, ricercando al contrario un ritorno a esperienze fisiche e offline.

Tra loro ci sono anche i New Luddisti, ovvero persone che si oppongono ai ritmi e alle dinamiche di controllo digitale proponendo l'auto-liberazione dai Social Media e dalla tecnologia. Un po' come gli abitanti delle Tocqueville dunque, i New Luddisti stanno cercando di creare delle comunità lontane dai ritmi frenetici dettati dalla tecnologia.

Un recente studio di Wunderman Thompson Intelligence ha inoltre messo in luce come l'83% dei Gen Z americani ha un nuovo apprezzamento per le interazioni di persona come risultato della pandemia e che, sebbene il 92% ami vedere i propri amici online, ritiene che vederli di persona sia la cosa migliore.

Questo sentimento sta anche alimentando il revival delle pratiche analogiche e della tecnologia del passato. Due dei maggiori produttori di mappe negli Stati Uniti e nel Regno Unito per esempio hanno entrambi rivelato un aumento significativo delle vendite di mappe fisiche cartacee negli ultimi due anni. Così come, secondo il New York Times, il gadget più sexy della generazione Z è una fotocamera digitale vecchia di 20 anni.

Leggi tutte le Correnti sul mio blog.

Cose che ho trovato online e offline.

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🇬🇧🇮🇹 Alcuni dei link che condivido sono in inglese. Se preferisci leggerli in italiano puoi installare un traduttore automatico come DEEPL. [Link]
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🪄 I finalisti del Contest "Best Illusion Of The Year". [Link]

📷 Una famiglia che da cent'anni fotografa relitti. [Link]

🎙️ Francesco Oggiano racconta (benissimo) Berlusconi. [Link]

😰 Qualche consiglio per superare la social anxiety. [Link]

🧠 Un elenco di Visual frameworks per pensare in maniera più creativa. [Link]

👵🏽 Guarda come sarà il tuo volto tra 10 o 20 anni (100% free e privacy-friendly). [Link]

🪞 Effetti ottici. [Link]

🌆 Il Global Liveability Index 2023: Vienna ancora in testa, Damasco ancora ultima. [Link]

🎻 Il museo degli strumenti musicali immaginari. [Link]

💻 Come saranno i remote-workers che stanno sempre davanti al computer tra 70 anni? [Link]

🗺️ Come le mappe distorcono la dimensione dei Paesi. [Link]

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Sono Jacopo Perfetti creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.

Sono autore di 1500+ post e 4 libri, e ho co-fondato l'agenzia basata su AI Oblique.ai e "Prompt Design" il primo e più completo corso in Italia sull'Intelligenza Artificiale Generativa.


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