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CORRENTE

A cura di Jacopo Perfetti.

Buongiorno,
questa settimana ti scrivo da Riccione dove ho avuto il piacere di parlare di Intelligenza Artificiale Generativa applicata al settore del No-Profit in occasione del Festival del Fundraising.

Il tema di questa edizione del Festival era: «IMPERFETTI essere umani che amano essere veri.» È un concetto in cui mi ritrovo molto. Soprattutto da quando mi occupo di Intelligenza Artificiale.

Viviamo e vivremo sempre di più in un mondo in cui potremo delegare la perfezione alle macchine, mare noi potremo concederci il lusso di fare errori, essere noi stessi, emozionarci, sbagliare, fermarci, sperimentare, essere creativi. Perché avremo una macchina che potrà poi perfezionare quello che abbiamo fatto.

L'imperfezione diventerà così un tratto tipico dell'essere umano.

Mi sento di spingermi fino all'ipotesi che un domani potremmo andare alla ricerca degli errori. In un libro, in un film o in un testo. Cercheremo segnali di un passaggio umano. Di qualcosa che ci faccia sentire tutti parte della stessa specie. Magari guarderemo con sospetto, o quanto meno con distanza, qualcosa o qualcuno di troppo perfetto. Potremmo arrivare a dire con un misto di sdegno e tracotanza: «Ma dai! questo poteva farlo anche un robot!»

Invece qualcosa di imperfetto no. Quello potremo farlo solo noi. I robot magai potranno simularlo se glielo chiederemo. Ma sarà una Fake Imperfection. Si vedrà. E quindi ci farà storcere il naso. Pensaci: le macchine vengono costruite per essere perfette e non fare mai errori. Ma noi non siamo macchine.

A questo proposito, ti voglio raccontare una storia. Nel 2001 insieme a un mio amico provai a lanciare un movimento artistico ispirato alla filosofia T.A.Z. di Hakim Bey. Il progetto per qualche anno funzionò tanto che decidemmo di scrivere un nostro manifesto in otto punti.

Il quinto punto recitava così: «Distruggiamo la fredda cyber-perfezione alla ricerca dell'umana casualità arbitraria.»

Ai tempi non si parlava ancora di Intelligenza Artificiale Generativa, la "fredda cyber-perfezione" cui ci riferivamo nel manifesto era quella delle immagini e dei video digitali che iniziavano a girare su Internet.

Però il concetto non cambia poi così tanto: oggi, come vent'anni fa, lasciamo la fredda perfezione alle macchine. E godiamoci il privilegio di poter essere imperfetti.

Buona lettura,
Jacopo

Corrente #75: Nepotism baby.

Un giorno di tanti anni fa, quando lavoravo come consulente per una grande azienda italiana, uno dei dirigenti mi domanda: «Sai qual è il motivo per cui questa azienda, dopo più di cent'anni, continua a crescere?» Io abbozzo una risposta ma il dirigente mi anticipa: «Perché chi l'ha fondata non aveva figli!»

Il passaggio generazionale è uno dei temi più delicati per la sostenibilità di un'azienda. Spesso infatti quando un'attività passa di padre in figlio si perde quella visione e quella capacità imprenditoriale che per anni è stato il motore dell'azienda. Rimangono i soldi, il marchio, il mercato, le persone ma si perde qualcosa e talvolta quel qualcosa è più importante di tutto il resto.

Sebbene anche in Italia abbiamo casi di successo intergenerazionale, solo il 30% delle aziende familiari sopravvive al fondatore mentre quelle che riescono ad arrivare alla terza generazione sono il 13%. Tuttavia un po' come nei regni medioevali britannici o francesi, ancora oggi è viva la tendenza a considerare la prole come il destinatario ideale cui lasciare un'azienda.

Lo stesso vale per il lavoro: nonostante LinkedIn, nonostante i Social Media e Internet, in Italia il 36,5% trova lavoro grazie a relazioni parentali e amicali contro un misero 5% di persone che trova lavoro rispondendo a un annuncio. Stando a questi dati dunque chi conosciamo (ovvero i nostri contatti) serve molto di più di quello che conosciamo (ovvero le nostre competenze).

Non stupisce quindi il proliferare di fenomeni come il Nepotism baby, inteso come un aumento della concessione di lavori ai membri della famiglia e degli amici personali, le cui conoscenze ed abilità non sono necessariamente in linea con i profili ricercati.

Un trend che si pone all'opposto di pratiche più virtuose come la meritocrazia, ovvero l'assegnazione di incarichi per meriti e non per conoscenza. Una pratica che tuttavia nasconde, secondo il filosofo americano Michael Sandel, un lato oscuro.

Soprattutto in Italia, la meritocrazia è vista come una forte mancanza del nostro sistema che porta a conseguenze negative (come la fuga di cervelli) ma la cui sostanza non può che essere positiva: ricompensare qualcuno per il suo merito e non per il suo status sociale o per le sue relazioni.

In un contesto più meritocratico e competitivo come quello anglosassone, può tuttavia avere appunto un lato oscuro. Può portare all’arroganza dei vincitori e all’umiliazione di chi ha perso. Una logica alla “The Winner Takes It All”. Dimenticando che spesso la fortuna gioca un ruolo chiave nel successo di una persona o di un’azienda e che quindi un po’ di umiltà aiuterebbe a rendere il sistema più equilibrato.

Una buona ispirazione può quindi arrivare dalla tribù nomade Ju/’hoansi, che vive tra Namibia e Botswana e che ha sviluppato una serie di dinamiche sociali e linguistiche volte a far sentire tutti i membri della propria società uguali. Per esempio, quando un cacciatore cattura una grande preda, il merito non viene dato tanto a lui quanto a chi ha inventato la freccia usata per la caccia. In questo modo il merito della vittoria viene ripartito sulla collettività.

Leggi tutte le Correnti sul mio blog.

Cose che ho trovato online e offline.

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🇬🇧🇮🇹 Alcuni dei link che condivido sono in inglese. Se preferisci leggerli in italiano puoi installare un traduttore automatico come DEEPL. [Link]
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💂 Una piattaforma per conversare in inglese. [Link]

🤖 Un'interessante ricerca sull'IA nel mondo del lavoro. Qualche dato: l'85% degli intervistati utilizza già l'IA sul lavoro e l'86% sarebbe disposto a prendere uno stipendio più basso se l'IA facesse il lavoro al posto suo. [Link]

👩 Secondo questo studio, l'IA è una minaccia sul lavoro più per le donne che per gli uomini. [Link]

🔥 Geniale: usare il calore prodotto dai computer per riscaldare casa. [Link]

💭 L'IA per aiutarci a comprendere i nostri sogni. [Link]

🤖 Harari e la minaccia del primo essere inorganico (l’IA): più sarà brava a comunicare e più sarà capace di raccontare storie, più potenzialmente potrà essere brava a manipolare la mente umana. [Link]

🎵 I consigli di Bill Gates per l'estate (inclusa playlist). [Link]

📝 La lettera firmata da molti esponenti del mondo IA tra cui Sam Altman (OpenAI), Demis Hassabis (Google DeepMind), and Dario Amodei (Anthropic) e Bill Gates: «Mitigating the risk of extinction from AI should be a global priority alongside other societal-scale risks such as pandemics and nuclear war.» [Link]

🤟 Perché l'IA salverà il mondo (di Marc Andreessen). [Link]



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Sono Jacopo Perfetti creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.

Sono autore di 1500+ post e 4 libri, e ho co-fondato l'agenzia basata su AI Oblique.ai.


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