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CORRENTE

A cura di Jacopo Perfetti.

«Esiste solo un’età: sentirsi vivi.»

- Agnès Varda

Buongiorno,

questa è Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di The Penny Problem Gap mentre settimana prossima parleremo di Anormale Normalità.

Buona lettura, Jacopo


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In un ristorante dove vado a mangiare di tanto in tanto, distribuiscono salse gratis. Vicino al distributore hanno messo un cartello in cui dicono: “Ogni giorno, buttiamo via decine di contenitori per le salse mezzi pieni. Prendi solo la quantità di salse che consumi”.
È un messaggio che non mi stupisce. Quando qualcosa è gratis tendiamo a prenderlo in abbondanza. Superando spesso la quantità di cui abbiamo realmente bisogno. «È gratis» pensiamo «tanto vale prenderne quanto possibile».

Nel farlo però ci dimentichiamo che nulla è gratis. Perché tutto quello che facciamo e consumiamo comporta un costo. Anche quando non siamo noi a pagarlo. Le salse che ogni giorno vengono buttate in quel ristorante, comportano un costo di produzione e un costo di smaltimento. Comportano un impatto sull’ambiente che supera di molto il mero valore economico.

E qui si inserisce la teoria nota come “The Penny Problem Gap” secondo la quale il comportamento delle persone cambia totalmente quando un prodotto costa denaro, anche solo un penny, rispetto a quando è gratis. E quindi la vera sfida, per un imprenditore o un manager, non è tanto passare da, ipotizziamo, 1 milione a tre milioni ma da zero euro a 1 euro, ovvero convincere i propri clienti a pagare qualcosa.

Tutto quello che facciamo e consumiamo comporta un costo. Anche quando non siamo noi a pagarlo.

Con l’avvento del digitale il concetto di “gratis” è diventato un fenomeno ancora più rilevante e globale che riguarda tanto le aziende quanto le persone.

Da una parte molte aziende, pensiamo a Big Tech come Alpha o Meta, così come molti Creator o Influencer basano la propria attività su un modello di business che nel lungo periodo potrebbe essere sostenibile solo se saranno in grado di convincere i propri clienti a superare il “Penny Gap” e pagare per i servizi che utilizzano o i contenuti che fruiscono.
Dall’altra parte, miliardi di persone ogni giorno utilizzano piattaforme o servizi gratuiti senza avere consapevolezza di cosa stiano dando in cambio: dati, informazioni, contenuti, attenzione, contatti e pezzi sempre più significativi della propria vita provata.

Il “Penny Problem Gap” dunque potrebbe essere un valido spunto per farsi questa domanda: «Se quello che stiamo usando costasse un Penny (o un centesimo), lo useremmo?»
  • Se mandare una mail costasse un centesimo la manderemmo?
  • Se guardare un video su YouTube costasse un centesimo lo guarderemmo?
  • Se postare una foto su Facebook o Instagram costasse un centesimo la posteremmo?
Se la risposta è no, allora tanto vale smettere di farlo fin da subito.

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Cose interessanti che ho trovato in altre newsletter.

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2022_05_18_Voglio-Vivere-Non-Voglio-Esitere
Muro filosofico #41: “Voglio vivere non voglio esistere” una frase che ho trovato su una saracinesca a Milano e che mi ha ricordato una frase della regista belga, Agnès Varda cui penso spesso: «There is only one age: alive», ovvero esiste solo un’età, sentirsi vivi.

Gli anni che abbiamo sono solo un concetto anagrafico, temporale, quello che conta è sentirsi vivi. Se abbiamo la vita che scorre nelle nostre vene possiamo essere giovani anche a novant’anni. Se non l’abbiamo, a sedici anni siamo già vecchi. Esistiamo, ma non stiamo vivendo.

Trovi altri muri filosofici qui.

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Jacopo_Perfetti_Festival_Letteratura_Mantova
Sono Jacopo Perfetti creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.

Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.
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Il mio ultimo progetto imprenditoriale è Oblique.AI, una software house e agenzia creativa basata su intelligenza artificiale.


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