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CORRENTE

A cura di Jacopo Perfetti.

«La metà dei problemi della vita può essere ricondotta al dire sì troppo in fretta e al non dire di no abbastanza presto.»

- Josh Billings

Buongiorno,

questa è Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Lavoro asincrono mentre settimana prossima parleremo di Solastalgia.

Buona lettura, Jacopo


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«Ci domandiamo come lavorare sodo ma di rado ci domandiamo come lavorare meglio.» scrive Shane Snow nel suo libro Smartcuts, anche se, devo ammettere che nel tradurre questa frase l’ho un po’ tradita. Quella originale è: «We work hard, but hardly question whether we’re working smart». Ma il senso è lo stesso. Oggi stiamo vivendo una rivoluzione lavorativa senza precedenti, e questa è una grande occasione per rivedere il nostro modo di lavorare in un’ottica più smart, ovvero lavorare di meno aumentando la nostra produttività.

Ad oggi però la situazione sembra andare nella direzione opposta. Come scrive Francesco Oggiano in questo articolo, negli ultimi due anni la giornata lavorativa in smartworking dura da 1 a 3 ore in più, ci sentiamo più stressati e più ansiosi e non riusciamo più a distinguere la nostra vita professionale da quella personale.

E questo è davvero un peccato perché lo Smartworking (che non è telelavoro o lavoro in remoto, ma appunto lavoro smart, ovvero intelligente) permetterebbe all’azienda di ridurre i costi, ottimizzare i processi e aumentare la produttività e quindi la propria marginalità, e al lavoratore di lavorare ovunque, gestirsi i tempi e le modalità di lavoro e risparmiare molto tempo.

Più viviamo una vita sincronizzata con il tempo dell’orologio, più rischiamo di andare fuori sincronia con i nostri tempi, con i tempi del nostro corpo, della nostra mente e, più in generale, della natura che ci circonda.

Una soluzione potrebbe essere optare per quello che il fondatore di NomadList chiama “Lavoro asincrono”, ovvero una modalità di lavoro, complementare al Remote Working, che permette di svolgere i propri compiti senza dover aspettare che qualcun altro risponda così da essere più autonomi, più responsabilizzati e più focalizzati sulla qualità del proprio lavoro.

Detto in altre parole, lavorare a progetto (risultato) e non a orario (ore lavorate). Questo permetterebbe di vivere secondo i propri tempi. Andare in vacanza quando altri lavorano e lavorare quando altri sono in vacanza. Quello che importa è rispettare le consegne così che tutti posano organizzare il proprio lavoro in relazione a quello dei propri collaboratori. Se un tempo questo modo di lavorare era complesso oggi, grazie a strumenti di lavoro sempre più fluidi, non solo è possibile ma è anche più produttivo tanto per l’azienda quanto per il lavoratore.

Non stupisce infatti che l’orario flessibile sia oggi il benefit più richiesto e la possibilità di organizzarci la nostra vita nel rispetto dei nostri ritmi è diventato un bisogno sempre più diffuso. Come scrive Joe Zadeh su Noema infatti, più viviamo una vita sincronizzata con il tempo dell’orologio, più rischiamo di andare fuori sincronia con i nostri tempi, con i tempi del nostro corpo, della nostra mente e, più in generale, della natura che ci circonda. Lavoriamo quando l’orologio ci dice di lavorare e non quando c’è del lavoro da fare o ci sentiamo ispirato per farlo. Mangiamo quando è l’ora di mangiare e non quando abbiamo fame. Dormiamo quando è l’ora di dormire e non quando siamo stanchi.

Su questo equilibrio si basa il funzionamento di tutta la nostra società, e sarebbe utopistico pensare di sovvertirlo. Tuttavia, stiamo vivendo un periodo in cui, un po’ per volontà e un po’ per necessità, siamo chiamati a re-immaginare la nostra routine quotidiana e questa potrebbe essere una buona occasione anche per per re-immaginare il tempo della nostra vita.

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Cose interessanti che ho trovato in altre newsletter.

toplink

TOP LINK: Il link più cliccato di settimana scorsa è stato: “Un buon consiglio per essere felici: comprare tempo, non cose". Cosa che condivido. Pensiamo al denaro. Il tempo vale più dei soldi, è un concetto meramente economico. Il tempo è finito – puoi essere la persona più importante o ricca del mondo, ma avrai sempre 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno. Il denaro invece è infinito – potenzialmente si può continuare ad accumulare ricchezza senza limiti. E da sempre un bene finito vale di più di un bene infinito. [Link]

  • 5 consigli per migliorare l’attenzione. [Link]
  • Scegli un qualsiasi luogo nel mondo e guarda come era un tempo (fino a 750 milioni di anni fa). [Link]
  • Come la sicurezza in noi stessi può migliorare la nostra creatività. [Link]
  • Gemme da Internet pescate a caso. [Link]
  • Sei modi in cui un creatore può monetizzare la propria community. [Link]
  • Dieci differenti strutture organizzative per un’azienda. [Link]
  • Un gioco del Financial Times per salvare il pianeta: Guarda se riesci a salvare il pianeta dai peggiori effetti del cambiamento climatico. [Link]
  • Un tool per trovare il film giusto da vedere (e smetterla di perdere ore a scegliere i film su Netflix). [Link]
  • 13 esercizi psicologici per trasformare rabbia e rancore. [Link]
  • Che lavoro fai? Coccolo panda. [Link]
2022_05_04_Le-Case-Popolari-Hanno-Un-Certo-Flow
Muro filosofico #39: “Le case popolari hanno un certo Flow”, una frase che mi ha girato Davide Asker e che unisce tra loro due concetti per certi versi opposti ma complementari.

Da una parte quello di casa popolare, inteso come luogo fisico. A volte è un punto di partenza (“vengo da un quartiere popolare…”) altre un punto di arrivo (“ho finalmente trovato una casa…”.

Dall’altra parte quello di “Flow”, inteso come luogo mentale, secondo l’accezione più classica attribuitagli dallo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi che parla del concetto di Flow (uno stato mentale in cui la persona è completamente immersa in un’attività) come percorso per raggiungere la felicità.

Secondo lo psicologo ungherese infatti, la felicità è raggiungibile solo facendo attività che ci realizzano e che uniscano un alto grado di competenze (fare qualcosa in cui siamo bravi) ad un alto livello di sfida (fare qualcosa che ci coinvolga).

Trovi altri muri filosofici qui.

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Jacopo_Perfetti_Festival_Letteratura_Mantova
Sono Jacopo Perfetti creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.

Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.
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Il mio ultimo progetto imprenditoriale è Oblique.AI, una software house e agenzia creativa basata su intelligenza artificiale.


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