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CORRENTE

A cura di Jacopo Perfetti.

«Se uno smette di avere progetti è praticamente morto, bisogna averne sempre e portarli avanti.»

- Piero Angela (94 anni)

Buongiorno,

questa è Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Autofiction mentre settimana prossima parleremo di Lavoro asincrono.

Buona lettura, Jacopo




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Forse tutto è cominciato con Flaubert. L’inventore del romanzo moderno. Colui che per primo ha dato il ruolo da protagonista alla banalità del quotidiano dove niente passa e niente avviene. Dopo Flaubert è arrivato il cinema, la televisione, i reality, il Grande Fratello, Internet e i Social Media.

Un lungo processo che ci ha portato a vivere, oggi, un paradosso interessante: da una parte le celebrità fanno di tutto per apparire meno “celebri” così da sembrare più vicine al loro pubblico. Si mostrano senza trucco e si ritraggono in contesti famigliari mentre fanno cose che fanno tutti.

Dall’altra parte però, persone non celebri fanno di tutto per apparire più “celebri”. Mostrano foto e video di loro in contesti esclusivi, affittano jet privati giusto per il tempo di un selfie e concorrono a nutrire la sempre più folta schiera di quelli che l’antropologo francese Marc Augé chiama gli esibizionisti della vita privata.

Da una parte le celebrità fanno di tutto per apparire meno “celebri” così da sembrare più vicine al loro pubblico. Dall’altra parte, persone non celebri fanno di tutto per apparire più “celebri”.

All’interno di questo contesto si inserisce il fenomeno dell’Autofiction. Il termine, di per sé, non è recente, risale a più di quarant’anni fa quando, nel 1977, venne usato dallo scrittore francese Serge Doubrovsky in riferimento al suo romanzo Fils per indicare il genere letterario in cui l’autore stesso è il protagonista delle vicende di finzione narrate.

Oggi, tuttavia, nell’epoca dei Social Media, l’Autofiction indica un più ampio desiderio di celebrità e si intreccia con molti altri fenomeni tipici dell’epoca corrente, come la «Selfite Cronica», che potremmo definire come l’urgenza di scattarsi selfie e caricarli sui social almeno sei volte al giorno.

Per comprendere l’entità del fenomeno, basta pensare che, già nel 2012, negli Stati Uniti, il più grande obiettivo nella vita per i bambini dai 10 ai 12 anni era essere celebri, mentre secondo un sondaggio fatto nel 2017 su 1.000 bambini britannici, la scelta più popolare per una futura carriera era diventare uno “YouTuber”.

È un atteggiamento che non stupisce, può anche avere una giustificazione socio-comportamentale. Per riprendere le parole di Augé infatti, il bisogno di raccontarsi, di trasformare in narrazione le vicende della propria vita personale è comune a tutti, è semplicemente l’espressione della dimensione simbolica dell’individuo che ha bisogno della presenza degli altri e della parola per esistere davvero.

Il problema è quando si perde la cognizione del limite fra finzione e realtà e si pensa che, solo per il fatto di avere un mezzo (come i Social Media) che forse potrebbe renderci celebri, allora dobbiamo essere celebri per essere felici e sentirci realizzati.

Quando invece, molto spesso, vale il contrario. Come sostiene un recente articolo pubblicato su The Atlantic infatti, per essere felici serve nascondersi dai riflettori della celebrità. Soprattutto quando, come spesso accade sui Social Media, è una celebrità fine a se stessa.

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Cose interessanti che ho trovato in altre newsletter.

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TOP LINK: Il link più cliccato di settimana scorsa è stato: “3 suggerimenti ridicolmente facili per essere più creativi e felici”. In sintesi: 1) Trova del tempo per l'ozio e il pensiero libero. 2) Diversifica le tue attività. 3) Trova più tempo per il divertimento e i giochi. Il tutto condito da esempi e riferimenti scientifici. [Link] Al secondo posto (di poco): Casea1euro. [Link]

  • 10 modi brevi e pratici per migliorare la nostra felicità. [Link]
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  • Un sito con dati e informazioni per comprendere meglio il cambiamento climatico e come potrebbe cambiare la nostra vita quotidiana. [Link]
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  • Un po’ di Trend per il 2022, tra cui il Metaverso… “meh”: sono più quelli spaventati che quelli eccitati per il metatarso e comunque la maggior parte (58%) non ne sa molto. [Link]
  • Eco-Index è una estensione per Chrome che fornisce valutazioni di sostenibilità per i prodotti di moda durante lo shopping online. [Link]
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  • La crisi degli adolescenti: Tra il 2009 e il 2021, la percentuale di studenti americani delle scuole superiori che hanno detto di provare "sentimenti persistenti di tristezza o disperazione" è passata dal 26% a un record del 44%. [Link]
  • In volo sulla nuova Gigafactory Tesla. [Link]
  • Qui invece puoi simulare la faticosa e minuziosa abilità di collegare un razzo SpaceX alla Base Spaziale Internazionale. [Link]
2022_04_27_Diffida_Dagli_Eclettici
Muro filosofico #38: “Diffida degli eclettici”, una frase che mi ha mandato un amico e che mi ha fatto riflettere sulla condizione di eterni esclusi che vivono le persone eclettiche.

È vero, negli ultimi decenni sono uscite tonnellate di libri, film e documentari che celebrano la diversità e l’originalità. Le aziende invitano a pensare “Out Of The Box” e la rete è piena di video di Steve Jobs che ripete: “Think Different” o “Stay Foolish”.

Ma nella realtà della vita di tutti i giorni l’eclettismo, nella sua definizione più originale di “ek” fuori e “legein” scegliere e quindi scegliere fra più cose, non seguire le strade più tradizionali, ancora spaventa. Si preferisce non rischiare e spesso l’omologazione vince sull’originalità.

E quindi la frase “Diffida degli eclettici” è un monito, ahimè, molto più diffuso di quanto potrebbe sembrare in facciata.

Trovi altri muri filosofici qui.

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Sono Jacopo Perfetti creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.

Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.
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Il mio ultimo progetto imprenditoriale è Oblique.AI, una software house e agenzia creativa basata su intelligenza artificiale.


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