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CORRENTE
A cura di Jacopo Perfetti.
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«La maggior parte delle persone insegue il piacere con una tale fretta che lo supera con altrettanta fretta.»
- Soren Kierkegaard
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questa è Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Phubbing mentre settimana prossima parleremo di Guochao.
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Esserci-Senza-Esserci, può apparire un concetto filosofico, ricorda Heidegger o Parmenide, può anche portare alla memoria concetti quantistici come il celebre gatto di Schrödinger. Tuttavia è un fenomeno che, sempre più spesso, riguarda la nostra quotidianità. Siamo in un luogo, condividiamo uno spazio con altre persone, ma la nostra mente è altrove, distratta da un messaggio ricevuto su WhatsApp o da una news letta su Instagram.
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È quello che la psicologa Sherry Turkle chiama Phubbing, neologismo nato dalla fusione delle parole “Phone”, telefono, e “Snubbing”, snobbare, e utilizzato per descrivere l'atto di evitare interazioni con qualcuno in favore dell'uso del telefono. È una forma di protezione. Come persone vogliamo sempre più relazioni con gli altri a patto di rimanere a una distanza che possiamo controllare. A patto di non trasformare una connessione in una conversazione che non sappiamo dove potrebbe portarci e di cui non abbiamo il pieno controllo. E quindi ci rivolgiamo alla tecnologia perché ci offre l’illusione della compagnia senza le responsabilità dell’amicizia.
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Il problema è che il Phubbing ha anche un risvolto interiore che tocca un bias tipico del nostro tempo: la “idleness aversion”, l’incapacità di rimanere da soli con i nostri pensieri. Tanto che, come dimostra uno studio pubblicato da Timothy Wilson su Science, le persone preferirebbero ricevere delle scariche di Elettroshock piuttosto che stare da soli a riflettere per dieci o venti minuti. Non solo dunque utilizziamo lo smartphone per “snobbare” gli altri, ma anche per “snobbare” noi stessi, o meglio, i nostri pensieri.
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META-NEWSLETTER
Cose interessanti che ho trovato in altre newsletter.
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- E se le cripto fossero un gigantesco schema di Ponzi? [Link]
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- Un gioco storico: indovina la data di un evento. [Link]
- NFT rubati. [Link]
- Il 2021 è stato un anno d’oro per gli investimenti VC. [Link]
- Dopo diversi anni, Ryan Kaji è ancora il re di YouTube (a dieci anni) e fattura 26 milioni di dollari l’anno. [Link]
- Uno studio sui creator da cui emerge un fatto interessante: il 93% dei creatori dicono che la Creator Economy ha un impatto negativo sulla loro vita. [Link]
- Ma quindi quanto può guadagnare un Creator? [Link]
- Una webapp per togliere in automatico dettagli dalle fotografie. Piuttosto incredibile. [Link]
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Muro filosofico #27: “Look this not your phone” una frase che ho trovato sul davanzale di una finestra sotto la quale c’era una persona che, ignara della scritta, stava proprio guardando il suo smartphone.
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Riprendendo il tema del Phubbing (snobbare le persone, inclusi se stessi, per controllare costantemente il proprio telefono), questa frase mi ha fatto pensare a quante occasioni perdiamo ogni giorno perché tutta la nostra attenzione è rivolta unicamente a quello che succede dentro lo smartphone, quando invece molte cose accadono anche fuori dallo smartphone, attorno a noi.
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A tal proposito, trovo interessante la racconto che il giornalista Kevin Roose fa all’interno del saggio “Futureproof: 9 Rules for Humans in the Age of Automation” in merito alla sua esperienza di Detox Tecnologico: «Alla fine, ho iniziato ad acclimatarmi alla sensazione di non essere stimolato, e ho scoperto che succedevano cose strane. Il mondo fisico sembrava più luminoso e più vivo. Durante le mie passeggiate senza telefono, ho notato piccoli dettagli che non avevo mai notato prima. Il mio sonno e il mio umore sono migliorati, e ho sognato ad occhi aperti per la prima volta dopo anni.»
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Sono Jacopo Perfetti, creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.
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Sono co-fondatore di Oblique.AI, agenzia di Intelligenza Artificiale applicata ai dati e alla creatività.
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