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CORRENTE

A cura di Jacopo Perfetti.

«La normalità è noiosa, è bello solo ciò che possiede una goccia di veleno.»

- Jenny Saville

Buongiorno,

questa è la 19° edizione di Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Zentropia mentre settimana prossima parleremo di Talent Stacking.

Buona lettura, Jacopo

PS: Giovedì prossimo (18 Novembre) partecipo a BOOK CITY. Insieme a Giorgio Fipaldini, parleremo dei nuovi modelli di business nel settore dell'editoria, dalle Newsletter a Patreon, passando per la Creator Economy e il Crowdfunding.

Qui trovi maggiori informazioni. L’evento si tiene giovedì 18 Novembre alle 14.00 presso il Castello Sforzesco di Milano nelle Sale Panoramiche. La prenotazione è obbligatoria.

Ci vediamo giovedì!
2021_11_12_Zentropia
Nelle sue Memorie dal sottosuolo, lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij immaginava un futuro dominato dalla ragione e dalle scienze in cui tutte le azioni umane sarebbero state calcolate matematicamente. Questa idea di futuro, comune a molti scrittori del tardo Ottocento, si basava sul principio per cui più la tecnologia è evoluta più il futuro sarà prevedibile. Eppure oggi il nostro presente appare difficilmente prevedibile. Come disse il premio Nobel danese Niels Bohr, fare previsioni è molto difficile, soprattutto se riguardano il futuro. E questa “previsione” non poteva essere più azzeccata. Comprendere i tempi che stiamo vivendo è complesso, ma ancor più complesso è prevederli. Non a caso, in tutto il mondo, hanno fatto emerge una letteratura sempre più ampia riguardo alla volatilità dei nostri tempi.

All’interno del fortunato saggio Il cigno nero, Nassim Nicholas Taleb ci parla di due differenti ambienti. Gli ambienti Mediocristan sicuri e statici dove è possibile utilizzare la distribuzione gaussiana e quindi prevedere eventi futuri. E gli ambienti Estremistan dove invece non è possibile utilizzare una distribuzione gaussiana, in quanto sono ambienti dinamici e imprevedibili. Questa imprevedibilità è testimoniata dall’esistenza di cigni neri, eventi rari e inaspettati di largo impatto che una volta accaduti tendono ad assumere un ruolo dominante nella storia. La direzione in cui sta andando oggi il mondo non sembra dunque quella della piena prevedibilità a lungo termine ipotizzata da Dostoevskij ma quella della imprevedibilità e della complessità tipica degli ambienti Estremistan. Il tutto ingigantito dalla tecnologia che, sulla carta nasce per semplificarci la vita, ma nella realtà la rende ancora più complessa.

La corrente di cui voglio parlarti oggi non ha un nome, così ne ho inventato uno io: “Zentropia”, dall’unione della parola “zen” con la parola “entropia”, per indicare il rapporto direttamente proporzionale tra la crescita della complessità e la crescita della spiritualità.

Zentropia: Rapporto direttamente proporzionale tra crescita della complessità e crescita della spiritualità.

Usata nella seconda metà dell’Ottocento dal fisico tedesco Rudolf Clausius, la parola “entropia” viene dal greco antico en, “dentro”, e tropé “trasformazione” e indica una misura della disorganizzazione. Secondo il principio di non-conservazione dell’entropia, l’universo sta diventando un luogo sempre più caotico. È un dato di fatto e noi, in quanto parte di questo universo non possiamo che accettare la nostra condizione di esseri in continua trasformazione con sempre meno certezze.

In una celebre conferenza stampa del 12 febbraio 2002, l’ex segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld rispondendo alle domande dei giornalisti sulla presenza di armi chimiche in Iraq, disse: «Ci sono cose conosciute che conosciamo (known knowns); sono le cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose conosciute che non conosciamo (known unknowns); ovvero le cose che sappiamo di non sapere. Ma ci sono anche cose sconosciute che non conosciamo (unknown unknowns); sono le cose che non sappiamo di non sapere». La complessità dei nostri tempi risiede soprattutto in tutti gli unknown unknowns che diamo invece per scontato.

Per far fronte ai molti unknown unknowns che la complessità dell’universo ci mette davanti e a tutto lo stress che ne consegue, sempre più persone stanno cercando riparo in nuove forme di spiritualità laica e, spesso, tecnologica. Soprattutto a seguito della Pandemia, il mercato del Mental Wellness è in continua ascesa. App come Calm o Meditopia scalano le vette degli store iOS e Android e la app Headspace ha addirittura una sua serie su Netflix. A questo si aggiungono terapie a distanza (tele-spicoterapia), psicologi influencer, corsi online su come gestire lo stress e ri-bilanciare la propria vita, e amici virtuali basati su Intelligenza Artificiale con cui parlare dei propri problemi. Tuttavia l’aumento costante di stress, ansia e depressione in tutto il mondo lascia spazio a una domanda: la tecnologia è la cura o la causa dei nostri disturbi mentali?

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2021_11_10_Quando-Luomo-Pensa-Dio-Sorride
Muro filosofico #19: “Quando l’uomo pensa Dio sorride” una frase che mi ha fatto pensare al filosofo francese Blaise Pascal quando, sconsolato, scriveva che tutti i problemi dell’umanità nascono dall’incapacità dell’uomo di stare seduto in una stanza da solo con i propri pensieri.

Secondo uno studio pubblicato da Timothy Wilson su Science, le persone preferirebbero ricevere delle scariche di Elettroshock piuttosto che stare da soli con i propri pensieri. Ed effettivamente sempre più spesso tendiamo ad evitare tutto quello che ci metterebbe nella scomoda situazione di stare da soli con i nostri pensieri. Non ci annoiamo. Cerchiamo di riempire ogni vuoto con il nostro cellulare. E siamo sempre alla ricerca di qualcosa di rapido e indolore che attiri la nostra attenzione.

Non ci concediamo più il tempo di pensare. Ci sta. È espressione della società e dei tempi che viviamo. Tempi in cui vogliamo fare più che pensare. Vogliamo condividere i nostri pensieri ancora prima di averli pensati. Tuttavia è un sistema che non lascia spazio al ragionamento. Non lascia spazio a quello che Daniel Kahneman, nel suo libro “Pensieri lenti e veloci”, chiama Sistema 2, ovvero quella parte del cervello più lenta, razionale e deliberativa che ci permette di trasformare i nostri istinti e le nostre intuizioni in idee strutturate e sensate.

Trovi altri muri filosofici qui.

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Sono Jacopo Perfetti, creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.

Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.

Sono co-fondatore di Oblique.AI, agenzia di Intelligenza Artificiale applicata ai dati e alla creatività.

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