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CORRENTE
A cura di Jacopo Perfetti.
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«La vita non è una questione di trovare te stesso, o trovare qualcosa. La vita è una questione di creare te stesso. E creare cose.»
- Bob Dylan
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questa è la 18° edizione di Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Honeymoon-hangover mentre settimana prossima parleremo di Zentropia.
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Buona lettura, Jacopo
PS: Ho da poco lanciato un nuovo progetto. Si chiama Oblique.AI, un’agenzia di consulenza strategica e creativa basata su Intelligenza Artificiale. Attraverso l’utilizzo combinato di Intelligenza Artificiale e creatività umana sviluppiamo progetti di Data Visualization, Data Analysis, campagne di comunicazione e algoritmi per la generazione automatica di testi.
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Saremo partner di AIXA, il forum dedicato alle applicazioni pratiche dell’Intelligenza Artificiale che si terrà settimana prossima a Milano e che ti consiglio.
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Come scrisse su Rolling Stone, l’autore e musicista Greg Tate, David Bowie ha simboleggiato il rock moderno in un idioma al cui interno letteratura, arte, moda, stile, sperimentazione sessuale e cronaca sociale possono essere riuniti in una sola persona. La vita di Bowie è stata una lista infinita di re-invenzioni e creazioni, durante le quali ha scritto e interpretato quello che voleva, quando lo voleva e come lo voleva. Lungo tutta la sua carriera, Bowie è passato da una persona ad un’altra creando un’icona in continua evoluzione. Dal cantautore psichedelico di fine anni Sessanta, all’iconografico Ziggy Stardust, fino al Duca Bianco e al malinconico e monocromatico Pierrot di Ashes to Ashes. Nel 1986, Bowie riassume la sua carica propulsiva e il suo spirito creativo in una canzone che dedica a tutti coloro che hanno gli occhi sempre spalancati, che non hanno molto da perdere ma sono certi di farcela: gli Absolute Beginner.
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La parola inglese “beginner” così come quella italiana “principiante” mi ha sempre affascinato. Mi piace l’idea di “esordiente” come colui che dà inizio a qualcosa di nuovo. Qualcuno che, come David Bowie, si reinventa di continuo. Prova, sperimenta, cambia, sbaglia, e impara. Penso che essere degli Absolute Beginner sia un destino che riguarda e riguarderà sempre più persone. Oggi un lavoratore su quattro sta pensando di cambiare lavoro e, di questi, il 72% ha detto che la pandemia li ha spinti a interrogarsi sulla propria formazione e le proprie competenze. Si stima inoltre che chi entrerà nel mercato del lavoro nel 2030, dovrà reinventare le sue competenze professionali almeno otto volte nel corso della sua vita. Se pensiamo che in media una persona lavora 45 anni, vuol dire che all’incirca ogni cinque anni dovremo cambiare professione.
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Sebbene questa prospettiva possa apparire piuttosto faticosa, tuttavia nasconde un lato positivo: l’effetto honeymoon-hangover, ovvero un comprovato accrescimento della soddisfazione tanto lavorativa quanto personale derivante da un cambio ciclico e volontario del proprio lavoro.
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Honeymoon-hangover: Accrescimento della soddisfazione tanto lavorativa quanto personale derivante da un cambio ciclico e volontario del proprio lavoro.
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Secondo una ricerca, condotta da theHustle, il principale motivo per cui le persone decidono di cambiare lavoro è la noia. Ed effettivamente diversi studi dimostrano come cambiare ciclicamente lavoro renda più felici. Non a caso il 97% degli intervistati ha risposto “Sì” alla domanda: “Con il senno di poi pensi che cambiare lavoro sia stata la scelta giusta?”. Stando agli studi fatti dalla ricercatrice americana Wendy R. Boswell, quando decidiamo volontariamente di cambiare lavoro, percepiamo un accrescimento della soddisfazione tanto lavorativa quanto esistenziale (effetto honeymoon). Tuttavia, dopo circa due anni e mezzo la nostra felicità torna a scendere e, superati i nove anni, la felicità torna ai livelli di un tempo (effetto hangover).
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Il che è dimostrato anche da un altro bias cognitivo chiamato Fresh Start Effect secondo il quale le persone sono molto più motivate e propense all’azione se percepiscono attorno a sé un contesto di novità e di nuovo inizio. Seguendo queste teorie dunque, re-inventarsi di continuo come professionisti (o quanto meno cambiare lavoro ogni quattro o cinque anni) potrebbe essere la chiave per la felicità e la realizzazione sia come professionisti sia come persone.
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Muro filosofico #18: “Un tale scrisse la vita è una cosa meravigliosa” una frase resa ancora più meravigliosa dal contesto in cui l’ho trovata: nei pressi di un cimitero.
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È una frase che mi ha ricordato il “Memento Mori” degli Stoici. Lo so, parlare di morte non è mai opportuno, ma ricordarsi di essere mortali è un buon modo per ricordarsi di essere vivi. Per ricordarsi di quanto la vita, anche solo per il fatto di essere vivi, sia meravigliosa.
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Nel 1849, subito dopo essere stato condannato ai lavori forzati, Dostoevskij scrisse queste righe al fratello:
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«La vita è dappertutto, la vita è in noi stessi e non fuori di noi. Accanto a me ci saranno sempre degli esseri umani, ed essere uomo tra gli uomini e restarlo sempre, in nessuna sventura avvilirsi o perdersi d’animo: ecco in che cosa consiste la vita, ecco il suo compito»
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Sono parole che ricordano il monito della regista belga, Agnès Varda: esiste solo un’età, essere vivi. E se ci sentiamo vivi, non possiamo che essere d’accordo con chi scrisse, nei pressi di un cimitero, che un tale scrisse che la vita è una cosa meravigliosa.
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Sono Jacopo Perfetti, creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.
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Sono co-fondatore di Oblique.AI, agenzia di Intelligenza Artificiale applicata ai dati e alla creatività.
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