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CORRENTE
A cura di Jacopo Perfetti.
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«Le difficoltà spesso preparano le persone normali ad un destino straordinario.»
- C.S. Lewis
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questa è la diciassettesima edizione di Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Ghosting mentre settimana prossima parleremo di Honeymoon-hangover.
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Nel film La verità è che non gli piaci abbastanza, Drew Barrymore interpreta Mary, una ragazza ormai rassegnata al suo ruolo di eterna single scaricata da tutti gli uomini con cui ha cercato di instaurare una relazione. Parlando con una sua amica tra i corridoi di un supermercato, Mary si lamenta di come al giorno d’oggi, tutto sia più complicato. «Ho conosciuto un tizio» dice Mary «che mi ha lasciato un messaggio in segreteria al lavoro, così l’ho chiamato a casa, allora lui mi ha mandato un’e-mail sul mio Blackberry e io gli ho mandato un messaggio sul suo cellulare e poi lui mi ha mandato un’e-mail sul mio account di casa e l’intera faccenda è andata fuori controllo… Mi mancano i giorni in cui avevi un numero di telefono e una segreteria telefonica e quella segreteria aveva una cassetta e quella cassetta o aveva un messaggio da un ragazzo o non lo aveva. Ora invece devi controllare tutti questi diversi strumenti solo per essere scaricata da sette tecnologie differenti. È estenuante.»
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Il film è ambientato nel 2009, da allora sono passati dodici anni e, nel frattempo, la situazione è diventata ancora più complessa. I mezzi che usiamo per comunicare sono molti di più e la possibilità di perdersi dei messaggi aumenta esponenzialmente, lasciando spazio al diffondersi di un fenomeno piuttosto spiacevole conosciuto come Ghosting ovvero l’atteggiamento di una persona che, per evitare di dare risposte o affrontare situazioni scomode, scompare volontariamente all’improvviso senza possibilità di essere raggiunta.
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Ghosting: Atteggiamento tipico di una persona che, per evitare di dare risposte o affrontare situazioni scomode, scompare volontariamente all’improvviso senza possibilità di essere raggiunta.
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Il Ghosting è un fenomeno che tocca altri trend tipici della nostra epoca come la F.O.M.O., ovvero la paura di essere tagliati fuori dalle relazioni, o la positività tossica, di cui abbiamo parlato in questa newsletter o l’algofobia, intesa come la tendenza a evitare il dolore, le emozioni negative e tutto quello che potrebbe incrinare la nostra serenità apparente. Comprese eventuali conversazioni scomode. Nel saggio Disagio della Postmodernità, il filosofo polacco Zygmunt Bauman sottolinea come già dagli anni Novanta le relazioni siano sempre più impregnate di uno spirito consumistico che assegna al partner soltanto il ruolo di potenziale fonte di piacere privilegiando legami considerati da entrambe le parti “a scadenza”, legami che possano essere ricontrattati su richiesta di una delle due parti. Il che di per sé potrebbe anche starci, purché questa relazione vada bene ad entrambi. Diverso (molto diverso) è il caso in cui una persona voglia continuare la relazione, mentre l’altra non solo non voglia ma in più non abbia neanche il coraggio di comunicare la sua volontà e quindi preferisca scomparire senza dare spiegazioni.
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Ho trovato una possibile spiegazione a questo atteggiamento guardando il TED Connected, but alone? di Sherry Turkle in cui l’autrice americana parla dell’effetto Riccioli d’oro, secondo il quale, come persone, vogliamo sempre più relazioni con gli altri a patto di rimanere a una distanza che possiamo controllare. A patto di non trasformare una connessione in una conversazione che non sappiamo dove potrebbe portarci e di cui non abbiamo il pieno controllo. Quest’idea di relazione sotto controllo è una delle grandi illusioni che ci dà la tecnologia. L’illusione di essere sempre ascoltati. L’illusione di avere migliaia di amici. L’illusione di essere sempre al centro dell’attenzione. L’illusione di avere sempre ragione. E soprattutto, l’illusione della compagnia senza le responsabilità dell’amicizia. Pensiamo di avere migliaia di relazioni ma, paradossalmente, tendiamo sempre di più a chiuderci in noi stessi e non siamo più in grado di affrontare relazioni potenzialmente scomode. Scompariamo per paura di confrontarci con gli altri.
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Con l’ulteriore degenerazione per cui oggi, a causa dei Social Media, scomparire del tutto è impossibile e quindi al Ghosting si aggiunge l’Orbiting. Le persone spariscono dalla nostra vita senza dire nulla (Ghosting) ma noi le possiamo ancora seguire sui Social Media e quindi rimangono nella nostra orbita (Orbiting) e questo fa crescere in noi un senso di inadeguatezza e frustrazione. Pensiamo di essere noi il problema, quando invece sarebbe bastato un genuino (anche accesso) confronto per chiarire le cose e andare avanti.
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AVVISTAMENTI
Cose interessanti che ho trovato online e offline.
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- Google ha lanciato una piattaforma per Creators. [Link]
- Il disastro ambientale che stiamo vivendo e producendo (in dati). [Link]
- Perché le startup hanno raddoppiato le valutazioni nel 2021. [Link]
- Come si pronunciano le parole. [Link]
- Un tool per scoprire newsletter. [Link]
- Un sito per comporre musiche per lavorare da casa. [Link]
- Qui invece trovi musica realizzata apposta per concentrarti. [Link]
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Muro filosofico #17: “Sei tu il mio turista per sempre” una frase trovata su un muro di Milano che suono quasi come un ossimoro. Da una parte il simbolo della mobilità, il turista. Dall’altro il simbolo dell’eternità, per sempre. Unito dal romanticismo di affrontare questa strada insieme.
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Un accostamento che mi ha ricordato il concetto di turista di Bauman, inteso come una persona che vive sempre al di fuori di tutto, che evita «come il fuoco tutto ciò che esiste per sempre» e nella cui vita «la mobilità è il valore supremo». Come un moderno filosofo di Platone, condannato a vivere senza una casa propria (αοἶκος, cioè senza-dimora) o come lo Zarathustra di Nietzsche che è dovunque e, contemporaneamente, in nessun luogo, per il turista tutto è ridotto a frammento, mobilità, episodio, incontro superficiale tra cose o persone. Quello che importa non è la meta, ma il viaggio in sé.
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In quest’ottica anche la strada perde di valore perché «dove c’è una strada c’è la possibilità di smarrirla» e la nostalgia di casa supera il suo bisogno. In questa direzione, una delle più grandi sfide è tornare a credere nel concetto di futuro, innamorarsi dell’idea di costruire, superare la paura dell’impegno conservando però la capacità di movimento e di cambiamento senza quindi farsi ingabbiare in un’idea che non percepiamo come nostra. Essere turisti, insieme, per sempre.
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