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CORRENTE
A cura di Jacopo Perfetti.
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«Il più grande ostacolo alla scoperta non è l'ignoranza, è l'illusione della conoscenza.»
- Daniel J. Boorstin
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questa è Corrente, una newsletter sui fenomeni dell’epoca corrente, oggi parliamo di Furto di salario mentre settimana prossima parleremo di Phubbing.
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Il mese di Novembre 2021 ha segnato un altro record nell’avanzata della “The Great Resignation”: 4.5 milioni di Americani, l’equivalente del 3% della forza lavoro, si sono licenziati. A questi si aggiungono i dipendenti che su Reddit si lamentano del proprio lavoro, fomentando le file del movimento “AntiWork”, o quelli che si schierano contro la “Hustle Culture”, ovvero la convinzione che la chiave per il successo, la felicità e la realizzazione personale passi per una devozione totale per il proprio lavoro.
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Sono tutti fenomeni che indicano un chiaro cambio di paradigma nei confronti del concetto stesso di lavoro e che nascono come forme di protesta verso pratiche, sempre più diffuse, come il “Wage theft”, il furto di salario, che avviene quando i datori di lavoro trattengono illegalmente il denaro dovuto ai loro dipendenti non pagando stipendi, straordinari, benefit o altre retribuzioni, oppure chiedendo di lavorare fuori dagli orari concordati.
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Per comprendere l’entità di questo fenomeno, solo in America, si stima che il valore dei soldi complessivamente sottratti ai lavoratori ogni anno sia di 15 miliardi di dollari, portando centinaia di migliaia di famiglie sulla soglia della povertà. Ciò nonostante, il furto di salario non solo è in continuo aumento, anche grazie a una sempre maggiore deregolamentazione del lavoro, ma in più i provvedimenti presi per limitare questo fenomeno sono ancora molto scarsi.
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Del resto viviamo in una società materialista dove se qualcuno ruba qualcosa di tangibile (ma anche replicabile) come un qualsiasi oggetto rischia di finire in prigione mentre se qualcuno ruba il nostro tempo, o la nostra energia, o il nostro entusiasmo non rischia nulla.
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Muro filosofico #26: “Ricordati di sorridere” una frase che ho trovato su diversi muri a Milano e che mi ha fatto pensare a Charlie Chaplin e, più in particolare, alla scena finale di “Tempi Moderni” in cui Charlot disegna un sorriso sul volto della sua compagna e insieme, nonostante tutto, camminano verso il futuro.
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Da diversi anni gira su Internet una storia attribuita al comico britannico. Una sera, durante un evento, Charlie Chaplin raccontò al pubblico una piccola storia molto divertente e tutti risero. Poi la raccontò una seconda volta, e in pochi risero. Poi la raccontò una terza volta, e nessuno rise. Al ché, Chaplin disse: “Se non continuate a ridere per la stessa battuta, perché continuate a piangere per gli stessi problemi?”
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Non so se la storia sia vera, ma la sua morale ha un fondo di verità. Tanto sul lavoro, quanto nella vita, tendiamo a dare troppo peso ai problemi. Ci pensiamo e ripensiamo. Ma non li superiamo. Li usiamo come scuse per giustificare quello che vorremmo fare, ma non stiamo facendo. Quando invece il modo migliore per superare i problemi è affrontarli con un sorriso e andare avanti, proprio come nella scena finale di “Tempi Moderni”.
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Sono Jacopo Perfetti, creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Il mio ultimo libro, nonché primo romanzo, è T.E.R.R.A.
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Sono co-fondatore di Oblique.AI, agenzia di Intelligenza Artificiale applicata ai dati e alla creatività.
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