Il problema non è se l’IA diventerà sempre più creativa, ma se noi esseri umani lo saremo sempre meno.

Il problema non è se l’Intelligenza Artificiale Generativa diventerà sempre più creativa, ma se noi esseri umani lo saremo sempre meno.

Che l’Intelligenza Artificiale Generativa è e sarà sempre più creativa non c’è dubbio. Possiamo dibattere su cosa sia la creatività, ma se la consideriamo come la capacità di unire punti quanto più distanti tra loro per generare qualcosa di nuovo (un’idea, un concept, un progetto…), in questo l’Intelligenza Artificiale Generativa è bravissima.

Tanto che secondo una ricerca di McKinsey questa tecnologia sarà in grado di raggiungere un livello di creatività pari a quello del Quartile Superiore di noi esseri umani entro il 2031.

Il problema dunque non è quanto sarà creativa la macchina, ma quanto saremo creativi noi.

Da diversi decenni infatti, ho l’impressione che mediamente la nostra creatività, soprattutto online, si sia molto abbassata. Concept tutti uguali, grafiche tutte uguali, siti tutti uguali, articoli che sembrano continui copia/incolla di altri articoli…

Per testare la creatività di questa tecnologia, l’anno scorso in Prompt Design abbiamo provato a fare un finto commercial per la Tesla scritto e pensato da ChatGPT, con immagini create da Midjourney e poi animate con Runway, audio di ElevenLabs e musiche di StableAudio.

Una pubblicità 100% artificiale che abbiamo realizzato in due ore.

Certo, la creatività era banale e scontata. ChatGPT mi ha generato frasi come «It’s not just a journey… it’s a transformation». Ma quante frasi simili a queste ci capita di leggere online e offline?

Tantissime. Come la pubblicità di Trenitalia che ho visto nella stazione di Milano Centrale. L’idea è la stessa, e non penso sia stata generata da ChatGPT.

Ormai la mia è una deformazione professionale, ogni volta che vedo una pubblicità mi domando se ChatGPT avrebbe potuto fare di meglio. E spesso la risposta che mi do è sì, avrebbe potuto fare di meglio.