Wonambi in salsa hegeliana.

Il giovane aspirante sciamano è sul bordo di una grande palude a Djabudi, a sud-ovest di Ooldea, nell’Australia Meridionale. Sta per intraprendere il lungo rito d’iniziazione che lo trasformerà in un kinkin (dottore) e gli darà il potere di praticare la stregoneria, di guarire, di far piovere, d’interpretare l’oracolo, di scoprire le cause delle morti, di neutralizzare le influenze magiche avverse e d’inviare la sua anima sotto forma di totem per raccogliere informazioni a distanza. Nella grande palude vive Wonambi, un serpente mostruoso eletto a custode di tutti i dottori.

Il futuro sciamano ha dimostrato fin dalla giovane età un’inclinazione per la professione di dottore e ora è giunto il momento di allontanarsi dalla sua tribù, dove verrà compianto come morto, e affrontare Wonambi che lo inghiottirà e lo terrà nel suo ventre per diverso tempo. Ad accompagnare il giovane ci sono due dottori che gli bendano gli occhi con una treccia di capelli e lo abbandonano alla sua sorte. Dopo qualche giorno, i due dottori offrono al serpente due topi-canguro in cambio dei quali egli espelle il giovane, che ricade ai margini di una cavità rocciosa. Poco dopo, i dottori partono alla sua ricerca, fino a quando non lo ritrovano trasformato: ora è un neonato. Lo prendono tra le braccia e ritornano in volo all’accampamento. Qui, altri dottori provenienti dalle contrade limitrofe intonano canti ed eseguono cerimonie. L’aspirante è collocato nel mezzo di un cerchio di fuoco dove cresce sino a tornare alle sue dimensioni di adulto. Comincia un periodo d’isolamento cui segue il rito di daramara durante il quale il giovane viene fatto a pezzi per poi essere risvegliato attraverso le proprietà vivificanti della conchiglia maban che gli permette di ringiovanire ed essere invulnerabile. Una volta tornato al suo villaggio, lo attende l’ultima prova. A un comando del capo dottore, tutti gli iniziati brandiscono le loro lance e le scagliano contro il giovane aspirante sciamano. Ma le lance vengono deviate dai maban presenti nel suo corpo. Egli è ora un kinkin ed è diventato invulnerabile.

Riprendendo i concetti chiave della fenomenologia dello spirito ideata dal filosofo tedesco Hegel, proviamo ad accostare la storia del giovane aspirante sciamano con la struttura della fenomenologia dello spirito secondo lo schema generalissimo di unità – scissione – ritorno alla totalità e, successivamente, con il tema centrale di questo libro, lo sviluppo di un’idea.

Il rito d’iniziazione per diventare kinkin all’interno delle tribù riunite attorno a Ooldea può essere, a mio avviso, strutturato in tre momenti cardine.

1) Il primo momento vede il giovane aspirante sciamano ancora all’interno della propria tribù, in un contesto protetto nel quale però percepisce la necessità di sviluppare una vocazione che da sempre sente dentro di sé. Potremmo idealmente avvicinare questa prima fase a quella che in Hegel viene definita come la posizione sostanzialistica in cui l’Assoluto ha una preminenza oggettiva e l’io singolo è solo una piccola parte di esso. La fase dell’idea in sé dove, appunto, l’idea è ancora chiusa in se stessa (Io=Io) e dove vige l’unità.

2) Il secondo momento invece è quello in cui il giovane decide di uscire dalla tribù e affrontare il mostruoso serpente Wonambi. È questoa, quella ciò che, in un’ottica sempre hegeliana, potremmo definire la posizione della negatività, equiparata al fluire e al divenire altro da sé, in cui l’idea è appunto fuori di sé e si confronta con le realtà spazio-temporali del mondo, in cui vige quindi la scissione.

3) Questa negatività, metaforicamente rappresentata dal Wonambi, è l’elemento dialettico essenziale in Hegel per raggiungere il terzo momento, quello positivo-razionale dell’assoluto (Mario Cingoli, La necessità della cosa. Commento alla prefazione della Fenomenologia di Hegel, 2001, Guerini e Associati, Milano 2001, p. 50-55). Qui il giovane sciamano torna al villaggio non più come un semplice componente della tribù ma come un kinkin invulnerabile e capace di vedere e udire tutto. Siamo quindi all’interno di quello che viene definito il ritorno alla totalità.

Trasportando questo modello sul piano dello sviluppo di un’idea, avremo quindi i tre passaggi sopra descritti, 1) costruzione dell’idea (idea basata su una storia vera), 2) esecuzione (ambiente esterno) e 3) realizzazione (oltre l’idea).